Blog di Letteratura ed altro

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Parole in libertà di GIULIA NOTARANGELO su «Un mare ci unisce» a cura di DANIELE GIANCANE e AGIM MATO (n.108)

È stato amore a prima vista quello per questo piccolo libro dalla copertina con quell’immagine dagli orizzonti infiniti, con quelle rocce, macchiate qua e là da cespugli e alberi, con quel pellegrino seduto di spalle che guarda lontano … quegli animali accoccolati … Quasi canti di pastori erranti!

GIUSEPPE GOFFREDO su «Le parole finiranno, non l’amore» di SILVANO TREVISANI (n.117)

Ho letto di un soffio Le parole finiranno, non l’amore. Titolo decisamente pierrano. Ho apprezzato l’ardore, l’ostinazione, la persistenza, il perseverare, il non lasciarsi indietro, con generosità, niente e nessuno.

C’è tutto il suo universo: Taranto, il canzoniere degli affetti, le rabbie, angoli e scorci della città, le vite e la cronaca attraversata, il mestiere di giornalista con l’animo rivolto all’esistenza, nella pena delle vicende.

Riflessioni critiche di NICOLA DE MATTEO su «Nata cigno» di IOLE DE PINTO

Ho avuto sensazioni positive nel leggere la nuova fatica letteraria di Jole de Pinto Nata cigno, Cacucci Editore, Bari 2022, che ha lasciato in me la curiosità di approfondire l’opera della poetessa Molfettese.

Ho notato subito che si tratta della lingua della maturità poetica, la stessa che volge lo sguardo agli accadimenti della vita con occhio attento, a volte disincantato, mai banale. Un discorrere intimo che serve per imprimere un sigillo di autenticità nella forma alta della testimonianza dei sentimenti.

MAURO MACARIO legge «Carne e Sangue» di VITO DAVOLI

Carne e sangue, finalmente!
Un titolo che è una svestizione intima e pubblica, che si libera di quella corazza pseudo spiritualista tutta italica onnipresente in tanta poesia.

Che invece di essere l’arte più in sincronia con il proprio corpo e le sue pulsioni passionali, rivolge sempre gli occhi al cielo assolvendo ad un dovere catto-scolastico che gli impone di ascendere a un concetto trito e mistificatorio di sublimazione.

«Alda Merini tarantina»: la recensione di GRAZIA STELLA ELIA

Silvano Trevisani (a cura di), Alda Merini tarantina, in viaggio, con lei, nella Puglia poetica, MACABOR – Francavilla Marittima, 2019.

Ho tra le mani un libro, sulla copertina del quale campeggia l’immagine di Alda Merini, la poetessa inquieta e pensosa, regina del mondo poetico a lei congeniale, un mondo in cui viveva tra ispirazione e sofferenza.

La consapevolezza delle «Contraddizioni» e il «datario con in calce tre puntini» (n.116)

Un nuovo punto di vista sull’opera prima di Vito Davoli a vent’anni dalla sua prima uscita.

A quasi vent’anni dalla sua prima pubblicazione, Vito Davoli decide di rimandare alle stampe la sua prima raccolta di poesie Contraddizioni quasi come sollecito alla memoria e preludio a un discorso lasciato a metà: la pubblicazione del secondo volume della trilogia delle Contraddizioni, appunto, di prossima pubblicazione.

Un testo che ho profondamente amato giacché il percorso emotivo-esistenziale che Vito Davoli compie nella sua opera Contraddizioni sembra finalizzato ad una profonda analisi interiore attraverso la quale il poeta, addentrandosi fin nei più profondi recessi della propria anima («Ecco ora invasa la mia roccaforte fin dentro le segrete»), perviene ad una più precisa consapevolezza di se stesso, della propria arte, del proprio destino («Mi dimeno nel cercare chiarezze e sensi di marcia»).

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