L’ormai consueto lunedì letterario presso la libreria Roma con il Professor Daniele Giancane , ha sprigionato quelli che Italo Calvino definiva “gli aromi locali”, attraverso i Racconti popolari peuceti del ricercatore di cultura popolare del territorio, Francesco Spilotros .

Si tratta di 25 storie che hanno raccontato al pubblico, tornato bambino per una sera, una storia di una civiltà contadina ormai quasi del tutto scomparsa, il cui ricordo l’autore è riuscito a recuperare attraverso la voce degli anziani, improvvisatisi “racconta storie”.

Racconti che attraversano luoghi, ripercorrono strade e richiamano alla mente personaggi locali della cittadina Molese. Racconti che, com’è tipico del genere fiabesco, si ammantano di universalità e di un crudo realismo basati su temi universali quali: generosità, amore, coraggio, ma anche miseria e disperazione. Storie che ognuno di noi si è sentito raccontare dai propri anziani, nelle sere d’estate all’aperto o nelle lunghe sere invernali, quando ci si trovava a chiacchierare davanti al braciere acceso.

All’interno del volume, a storie dai toni più pacati si affiancano scene di brutalità e prepotenza, in cui il dialetto a volte scurrile, è un elemento che non solo non disturba, ma risulta quasi necessario all’interno di queste fiabe, come ad esempio “la merda” che diventa l’eredità lasciata da una vecchia signora ai suoi avidi figli. E nonostante molti dei racconti siano stati addolciti e “filtrati” dalle scene più violente e troppo intense, sopravvivono descrizioni spesso truculente. Come nella storia, interpretata a due voci da Francesco, per il dialogo in dialetto, e Roberta Positano come voce narrante, “Mbà Tré cchêule” che narra di un orco inferocito che, indispettito dal mancato rispetto di una bimba che gli chiede in prestito una padella per friggere frittelle, smembra la piccola per poi venderne la carne proprio a sua madre.

L’orco, lo sciocco, il “vastaso”, evocati in questi racconti, sono tutti archetipi che si ritrovano anche nelle più classiche fiabe dei fratelli Grimm ancora più filtrate nei loro elementi più scabrosi rispetto ai racconti popolari, come ci descrive il Professor Giuseppe Capozza nel suo esaustivo e puntuale excursus sulla fiaba popolare, da quella dei fratelli Grimm ai nostri conterranei Giambattista Basile con il Cunto de li Cunti, Saverio La Sorsa e Laura Gonzenbach.

Non va trascurato il carico valoriale dei racconti stessi; infatti i racconti raccolti da Spilotros, aiutavano gli adulti a parlare con il bambino delle tematiche più complesse: separazioni, morte, abbandoni, conflitti. Attraverso l’identificazione con i personaggi narrati, il bambino imparava ad accettare il diverso, le regole e l’empatia, ad ubbidire e ad avere rispetto per il prossimo.

Ad arricchire la raccolta di Spilotros ci sono per ogni racconto le illustrazioni di Teresa Spagnuolo e le schede didattiche di Lucia Fiume.

Il testo scritto da Spilotros ed edito da un Centro di Aiuto alla vita, rappresenta un’operazione volta non solo a tornare indietro con la memoria ma anche a capire che il mondo descritto in queste pagine era fatto di sapienza antica e soprattutto di poesia. Quella poesia di cui oggi, nei nostri ritmi convulsi, tutti, bambini e adulti, sentiamo un gran bisogno.

Loredana Lorusso