Solitamente, in questo rapido viaggio nella migliore poesia italiana di questo ultimo cinquantennio, cerco di non discostarmi troppo dalla ‘collocazione critica’ degli Autori. Dalla loro ‘visibilità’ da parte della critica letteraria. Dal loro essere presenti nelle più importanti antologie della poesia italiana, da quella di Sanguineti a quella di Mengaldo, da quella di Belardinelli a quella di Vitiello (eccetera).
In un ‘ventaglio didattico’ sulla poesia del Novecento sino ad oggi (tralasciando le antologie che vogliono rappresentare il momento presente e indicare degli Autori ‘in fieri’), presenze come Raboni e De Angelis, Cucchi e Zeichen, Viviani e Valduga, Merini e Insana sono – ad esempio – impossibili da evitare o non citare. Sarebbe un errore (poi è chiaro che ciascuno abbia i suoi gusti e le sue preferenze). Epperò, non tutto ci dicono gli studi e le antologie, ci sono Autori assai validi ma che sinora la critica ha tenuto ai margini, non ha individuato come grandi poeti. Per la Puglia, questa dimenticanza riguarda senz’altro Biagia Marniti (sulla quale ho scritto un saggio, anni fa) e Salvatore Toma.