Silvano Trevisani (a cura di), Alda Merini tarantina, in viaggio, con lei, nella Puglia poetica, MACABOR – Francavilla Marittima, 2019.

Ho tra le mani un libro, sulla copertina del quale campeggia l’immagine di Alda Merini, la poetessa inquieta e pensosa, regina del mondo poetico a lei congeniale, un mondo in cui viveva tra ispirazione e sofferenza.

Leggo l’Introduzione di Silvano Trevisani e, subito dopo, dello stesso curatore, un saggio dall’emblematico titolo Alda Merini, tarantina – “Per quattro anni fui sposa felice”. Sono pagine che si divorano, perché parlano, in una efficace sintesi, di Alda Merini donna, prima che poetessa. Una donna assalita da disturbi mentali, che si eleva e sublima con la poesia. Una donna innamorata dell’amore, sempre presa dall’ansia della fuga: una fuga da se stessa e dagli altri, abbracciata dalla solitudine.

Una donna che cerca l’amore a modo suo: un uomo che sia pronto a proteggerla dal suo dramma esistenziale, un uomo che l’aiuti a vivere.

Come ogni nascita, anche la poesia nasce da un travaglio, dopo il quale, libera come una libera colomba, spicca il volo.

S. Trevisani (a cura di), Alda Merini tarantina, in viaggio, con lei, nella Puglia poetica, MACABOR 2019

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Il saggio del curatore mira ad evidenziare la presenza della Merini a Taranto, compagna e sposa di uno scienziato – poeta che, una volta conosciutala, la sostiene fisicamente e finanziariamente. Taranto è per lei un’oasi di benessere e di progresso letterario. Gli amici del marito (sposa il grande medico Michele Pierri nel 1984), tutti notevoli letterati, aiutano Alda nella scalata poetica.

Purtroppo però, come tutte le cose belle, anche il periodo tarantino deve tristemente concludersi con la morte di Pierri e la povera Merini deve faticare per uscire dalla crisi mentale tornata ad affliggerla.

La poesia non l’abbandona e la produzione in versi s’infittisce. Alle primavere di salute fanno seguito gli autunni di malinconia…

Ma veniamo al libro, ai versi della figlia Emanuela dedicati alla madre, della cui presenza non ha potuto godere, a causa della frequente lontananza di lei dalla casa e dalla famiglia.

Emanuela, primogenita delle quattro figlie della Merini, aveva soltanto nove anni quando alla madre dedicò questa quartina:

Come un fiore sfiorito
come una luce dispersa
tu vaghi nell’oscurità
guidata dal dolore e dall’amore.

Fervida di amore filiale, toccante, tenera la poesia dal titolo Poetessa madre mia della stessa Emanuela, scritta in età matura, dopo la morte di lei.

Andrebbe riportata tutta, bella com’è. Ne traggo almeno le ultime due strofe:

Non ti posso più inventare madre
sei a fondo nel mio mare
sei roccia sulle cime
sei astro che rischiara
sei verbo sul mio viso.

Non ti posso più inventare madre…
Ma le mani ancora tese
tramano un ordito mai immemore di te!

Ecco, a pagina 29, l’inizio della sezione del libro intitolata L’omaggio dei poeti pugliesi ad Alda Merini. È capofila Lino Angiuli, con la sua intensa, accorata lettera alla poetessa. Seguono i versi di Daniele Giancane, il quale dice alla Merini di non conoscerla di persona, ma di conoscere “le impronte” da lei lasciate; poi i versi di Giuseppe Goffredo, che le parla della scabrosa situazione ambientale in cui versa Taranto; i versi di Giacomo Leronni, che immagina di vedere lei e Michele Pierri “Come allodole negligenti verso il mare”; e ancora una lettera, questa volta di Anna Santoliquido; versi di Silvano Trevisani, che ricorda il variare dell’umore di Alda, lei che “per strada rideva con tutti e a casa forse piangeva nel combattere le amnesie; infine i versi di Gerardo Trisolino, che ricorda il mancato incontro con la poetessa, sempre in fuga dagli altri e da sé.

Si giunge così ad un cospicuo numero di saggi con il titolo Voci dal silenzio, dedicati a Poeti pugliesi scomparsi e da non dimenticare.
Ecco i titoli dei saggi:

Barocca inappartenenza e surreale disagio nella poesia di Vittorio Bodini
di Ettore Catalano

Girolamo Comi: l’intreccio di vita e poesia
di Marco I. de Santis

Luigi Fallacara: il mistero delle cose
di Daniele Giancane

La poesia epico – civile di Vittore Fiore tra pensiero poetante e tenerezza lirica
di Gerardo Trisolino

Umanità e saggezza nella poesia di Cosimo Fornaro
di José Minervini

La poesia – diario di Biagia Marniti
di Daniele Giancane

Marino Piazzolla: la poliedrica e moderna poesia di un pugliese d’altri tempi
di Michele Vigilante

Un profilo biografico di Michele Pierri
di Giuseppe Pierri

Claudia Ruggeri
di Antonio Errico

L’opera poetica di Cristanziano Serricchio
di Michele Vigilante

Giovanna Sicari, emozioni e appartenenze
di Silvano Trevisani

Si giunge poi all’Antologia dei poeti pugliesi, la quale comprende dieci poeti della regione Puglia che, nello spazio di varie pagine per ciascuno, trovano collocazione con note critiche e alcuni testi poetici.

I poeti pugliesi viventi inclusi sono: Lino Angiuli, Alberto Augieri, Marilena Cataldini, Vittorino Curci, Dino De Mitri, Daniele Giancane, Giuseppe Goffredo, Anna Santoliquido, Gerardo Trisolino, Silvano Trevisani.

Alla fine trovano posto le Note biobibliografiche.

Si tratta, dunque, di un libro corposo che, oltre ad essere un omaggio alla memoria di Alda Merini, è un valido contenitore di conoscenze relative a poeti pugliesi che non sono in vita e poeti presenti, tuttora pienamente attivi nel campo della poesia.

Come dice il curatore Silvano Trevisani, l’intento di pubblicare questo volume è di “favorire la conoscenza e la diffusione della poesia, […] in un paese in cui tutti scrivono e nessuno legge, per proporre una riflessione specifica sulla poesia pugliese”.

Grazia Stella Elia