Mario Orlando Hamlet Brenno Benedetti – noto come Mario Benedetti – (1920 -2009) è stato uno straordinario poeta, narratore, drammaturgo uruguaiano.

In verità era figlio di emigrati italiani. Tralascio la sua vita intensa, la sua partecipazione (e direzione) di riviste letterarie, per dire soltanto che fu un poeta politicamente impegnatissimo, membro dei ‘tupamaros’ e del ‘Movimento di Liberazione Nazionale’. Dopo il colpo di Stato del 1973 dovette abbandonare l’Uruguay e peregrinò in esilio in Argentina, Perù, Spagna.

Il suo romanzo, La tregua divenne un film – cult. Amò per tutta la vita Luz Lopez Alegre.

M. BENEDETTI, La tregua, Edizioni Nottetempo 2014

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La poesia che segue è meravigliosa. I primi versi sono un’enciclopedia della poesia universale: «Non c’è dubbio. Questa è la mia casa / qui avvengo / qui mi inganno immensamente».

Una casa in cui si aggirano milioni di ospiti (ora la casa è diventata il mondo? Sono gli infiniti pensieri che lì nascono?). La casa è rifugio (addirittura: lì ‘avvengo’, divento quel che sono), ma nulla è per sempre.

Un giorno arriverà la tragedia, si spaccherà in due e sarà un dramma, perché il poeta non saprà dove andare. La sua casa è il mondo e tutte le sue porte danno fuori dal mondo.

Il testo di Benedetti conferma il ‘fascino’ di ogni poesia, che è basata non sulla assoluta chiarezza, ma sulla ‘ambiguità’, sulla polisemanticità, sull’interpretazione del lettore (chi sono questi milioni di ospiti? Forse sono le infinite identità del poeta? Fantasmi di altri abitatori di quella casa? Quegli ospiti mangiano, ridono, si accoppiano, vivovo di vita loro).

La poesia inizia con l’elogio della casa dove si vive, ma si dilata ad un altro tipo di casa, dove ‘tutti i cani e i campanili’ passano davanti. Le presenze viventi e care, le immagini della tradizione.

Questa è la mia casa

Non c’è dubbio. Questa è la mia casa
qui avvengo, qui
mi inganno immensamente.
Questa è la mia casa ferma nel tempo.
Arriva l’autunno e mi difende,
la primavera e mi condanna.
Ho milioni di ospiti
che ridono e che mangiano,
s’accoppiano e dormono,
giocano e pensano,
milioni di ospiti che si annoiano,
che hanno incubi e attacchi di nervi.
Non c’è dubbio. Questa è la mia casa.
Tutti i cani e i campanili
ci passano davanti.
Ma la mia casa è sferzata dai fulmini
e un giorno si spaccherà in due.
E io non saprò dove ripararmi
perché tutte le sue porte danno fuori dal mondo.

Inventario. Poesie 1948-2000
M. BENEDETTI, Inventario. Poesie 1948-2000, Le Lettere 2001

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Daniele Giancane