Credo che Monica Messa sia – ancorché non tanto conosciuta negli ambiti letterari – una delle migliori poetesse pugliesi del momento. I testi che seguono lo dimostrano ampiamente.
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La introduzione (o prolusione?) di Daniele Giancane potremmo già considerarla un unico carme, o una laudatio del Sud scritta con i piedi ben piantati in terra e tenendo presenti luci ed ombre.
Voglio accennare alla poesia di Tommaso Perdonò, un poeta vero che -dopo aver pubblicato un paio di libri negli anni Settanta, è poi sparito di scena, per sua volontà, per il desiderio di starsene in disparte.
Non mi soffermo quasi mai sulla poesia visiva, perché – più che leggere -bisogna in questo caso guardare, riportare immagini ed anche avere una certa competenza (che non credo di avere) per valutare se una poesia visiva è davvero un oggetto artisticamente interessante o è una boiata (ovvero: qui l’analisi critica è assai più sfuggente e aleatoria).
Oggi propongo un testo straordinario di Borges, forse il più grande scrittore sudamericano di sempre. Che non gli sia stato assegnato il Nobel è uno scandalo!
Come ogni ‘Grande’, nella poesia I giusti capovolge la nostra percezione delle cose. Chi sta cercando di salvare il mondo? Noi risponderemmo: gli ecologisti, gli scienziati, i pacifisti. No, scrive Borges, chi sta cercando di salvare il mondo sono le persone semplici, coi loro umili ma teneri gesti quotidiani.
L’amore “fusionale” del poeta con la terra e con la pietra
Immediata, schietta , diretta la poesia di Giuseppe Zilli, che con ritmo incalzante esalta un amore direi “fusionale” del poeta con la terra… la sua terra. Un profondo dialogo interiore, che si fa musica, armonia nel cuore , nelle pietre e nei suoi versi incalzanti, le “pietre lo chiamano” in un dialogo aperto, un’ interazione continua con la propria anima.