Non mi soffermo quasi mai sulla poesia visiva, perché – più che leggere -bisogna in questo caso guardare, riportare immagini ed anche avere una certa competenza (che non credo di avere) per valutare se una poesia visiva è davvero un oggetto artisticamente interessante o è una boiata (ovvero: qui l’analisi critica è assai più sfuggente e aleatoria).

Certo è che la poesia visiva è stato un movimento molto attivo negli anni Sessanta/Settanta, con propaggini negli anni Ottantae seguenti. Maestro di poesia visiva (e forse il primo in assoluto) è stato Michele Perfetti (1931-2013), tarantino.

Esiste un archivio “Michele PerfettiW a Ferrara. Perfetti, che è stato esponente del gruppo 1973 (esiste anche una “Fondazione Bonotto” a Molveno che conserva molti lavori di Perfetti), ha esposto in vari luoghi del mondo: da La tela emulsionata a Al di qua della parola (1981) agli Xerogrammi (1991),a Something special (poesie visive, 2006).

Importanti le sue performance artistiche a Massafra e a Taranto.Nel catalogo presso l’Università di Cracovia è considerato tra i nove maestri italiani di poesia visiva(insieme a Pignotti,Miccini…).

Intervento con pennarelli con aggiunta di collage, cm. 30X40, 1996.

L’arte di Michele Perfetti (la poesia visiva era la sua ‘missione’, affermò) aveva anche un intento ideologico: già dal suo primo libro (nel 1963) scrisse che la poesia visiva costringe a guardare il mondo con occhi diversi: il linguaggio verbo-visivo è una forma di impegno per responsabilizzare il fruitore. C’era alla Biennale di poesia visiva di San Paolo del Brasile, il più grande convegno/raduno di poeti visivi (in Puglia ebbe molti allievi, tra cui Enzo Miglietta, che lasciò la poesia ‘lineare-in cui pure eccelleva – per darsi alla poesia visiva. Se si parla di poesia visiva italiana non si può fare a meno di riferirsi anche a lui.

Daniele Giancane