Blog di Letteratura ed altro

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Recensione a G. CASCIO «Dolci detti. Dante, la letteratura e i poeti» (n.117)

È un lavoro accurato e lucido il volume di Gandolfo Cascio Dolci detti. Dante, la letteratura e i poeti, edito da Marsilio in occasione del settecentenario dalla morte di Dante. Il volume è il momentaneo punto di approdo di un lavoro di ricerca in fieri che, come evidenzia nella Nota bibliografica lo studioso, docente di Letteratura italiana e Traduzione all’Università di Utrecht e direttore del programma di ricerca Observatory on Dante Studies, si sta arricchendo di nuove ricognizioni in merito ai riferimenti danteschi in Sandro Penna ed è passibile di ulteriori sviluppi, per esempio in relazione alla sezione su Borgese.

La definizione dell’“istante puro” nella poesia di ADA DE JUDICIBUS LISENA (n.117)

Se, utilizzando un linguaggio decisamente poco ortodosso quale quello degli slangs giovanili, dicessi che la poesia di Ada de Judibus Lisena è una poesia “carica a pallettoni” probabilmente mi dareste del pazzo.
E probabilmente con ragione. Eppure l’idea – propugnata e sottolineata a più riprese da parte della critica – di una poetica aristocratica, posata, dal forte senso della misura e del pudore, in merito alla produzione della poetessa molfettese, non credo e non pare soddisfi a pieno la definizione di un atteggiamento umano, di una riflessione e anche di un dissidio interiore che non si esauriscono in se stessi ma che mi paiono parte integrante e addirittura fondante della poesia di Ada de Judicibus.

ANNA SANTOLIQUIDO e l’incontro. Una nota di DANIELE MARIA PEGORARI (n.117)

Nato da una borsa di ricerca messa a disposizione dalla Regione Puglia (una misura prevista dall’iniziativa “Ritorno al futuro: il contratto etico con i giovani”), col partenariato di Alvisio Editore e dell’insegnamento di Sociologia della letteratura dell’Università di Bari, questo saggio vede la luce quasi sette anni dopo la sua conclusione, con l’auspicio di riportare all’attenzione degli studiosi di poesia italiana una ricerca che all’epoca della sua elaborazione era stata accompagnata da una grande passione.

Nel mezzo del cammino. Una lettura di GIUSEPPE NAPOLITANO sull’opera poetica di ANTONIO VANNI (n.117)

Non piangere Antonio – vedi? –
siamo tutti come te
granelli di niente fasciati d’illusioni
nel sorriso del tempo…

Sara Del Vento

Ha esordito, appena diciannovenne, Antonio Vanni, con un libretto stampato da una tipografia di Cassino: La nube (era il 1984: ventuno poesie, nota introduttiva di Sara Del Vento e riflessione finale di Amerigo Iannacone, che poi sarebbe diventato uno dei suoi più fedeli compagni di viaggio nel mondo della poesia e dell’editoria).

GIUSEPPE GOFFREDO su «Le parole finiranno, non l’amore» di SILVANO TREVISANI (n.117)

Ho letto di un soffio Le parole finiranno, non l’amore. Titolo decisamente pierrano. Ho apprezzato l’ardore, l’ostinazione, la persistenza, il perseverare, il non lasciarsi indietro, con generosità, niente e nessuno.

C’è tutto il suo universo: Taranto, il canzoniere degli affetti, le rabbie, angoli e scorci della città, le vite e la cronaca attraversata, il mestiere di giornalista con l’animo rivolto all’esistenza, nella pena delle vicende.

Ricordo di FRANCO TILENA: il vate di Ferrandina (1934-2021) (n.117)

Perdere un amico provoca dolore, perdere un amico-poeta è ancora più straziante, per la comunione d’intenti, la condivisione dei sentimenti e delle esperienze. La scomparsa di Franco Tilena, avvenuta il 17 ottobre 2021, lascia un grande vuoto nella letteratura del Sud e lucana principalmente.

Poeta e narratore, era nato a Ferrandina, in provincia di Matera, il 29 marzo 1934, dove viveva, con qualche incursione soprattutto a Napoli e Bari. Amante delle belle lettere, della natura e degli animali, conduceva una vita quasi ascetica, confortato dalla dedizione dell’amata consorte Graziella Quarta, originaria di Novoli (Lecce), che divideva con lui ogni respiro.

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