Rocco Santoliquido (1854-1930)

La Lucania ha dato vita a personaggi illustri molti dei quali si è perso la memoria. La povertà e l’emigrazione, specie nei secoli andati, hanno contribuito al loro allontanamento. Ma le radici ritornano con la forza dell’ingegno e della naturalezza. Mi meravigliavo quando passeggiando per Roma leggevo via Rocco Santoliquido, un forenzese sconosciuto nel luogo natale.

Studiò a Firenze e si laureò in medicina a 24 anni. Fu docente universitario a Napoli e Roma. A Milano ebbe tra gli allievi Maria Montessori. Igienista di fama europea, ricoprì la carica di Direttore Generale della Sanità pubblica. Autore di pubblicazioni mediche intraprese anche la carriera politica. Fu deputato del Regno d’Italia per tre legislature (XXII, XXIII, XXIV), durante cui si interessò alla lotta contro il colera. Tra i disegni di legge presentati, quello riguardante le ferrovie di Basilicata e Calabria.

Durante la prima guerra mondiale stette a Parigi dove, nel 1919, fondò e divenne presidente dell’Institut Métapsychique International. Più tardi ne realizzò un altro in Svizzera, il Centre International de Conferences et de Congres de Recherches Psychiques de Geneve. Nella capitale francese restò a lungo consigliere tecnico della Croce Rossa Internazionale e diresse il Servizio di sanità degli alleati.

Aveva sposato Cesarina Fortini di Livorno dalla quale ebbe un solo figlio, Francesco (San Giorgio a Cremano, 1883-Anacapri, 1971), apprezzato musicista. Francesco, dopo gli studi al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, trascorse diversi anni in Tunisia. Lì avviò una società di concerti e, nel 1927, una scuola di musica, che poi divenne conservatorio. Componeva musica sinfonica, da camera e opere liriche. I suoi brani furono eseguiti in Europa e negli Stati Uniti. Nel 1932 convolò a nozze con la celere pianista Ornella Puliti Santoliquido (Firenze, 1906-ivi, 1977), che mantenne il cognome del consorte anche dopo la separazione.

L’organizzazione del Convegno Omaggio alla memoria di Rocco Santoliquido, con il cerimoniale della lapide commemorativa, il 4 agosto 2019 a Forenza, colma un vuoto nella storia del paese. L’evento, voluto dall’Amministrazione Comunale, su indicazione del prof. Vincenzo Guglielmucci di Genzano di Lucania, che ha studiato a fondo i documenti, ha messo in luce la forte personalità e la vasta cultura scientifica del nostro conterraneo. Il Sindaco Francesco Mastrandrea, nell’aprire i lavori nella sede del Circolo Sociale sito in piazza Regina Margherita, ha detto che dei personaggi di Forenza non interessano tanto le radici familiari quanto la loro portata culturale.

Gianrocco Guerriero, scrittore e giornalista di Genzano, ha tratteggiato la condizione in Italia subito dopo l’Unità, soffermandosi sulle discrepanze tra Nord e Sud, il latifondismo, il liberalismo, il fervore scientifico, il contesto politico all’inizio del Novecento, citando Croce, Crispi, Giolitti e altri leader dell’epoca.

Bianca Stella Castelli ha affrontato la situazione socioculturale e amministrativa a Forenza nel periodo in cui è vissuto l’on. Santoliquido, mostrando delle foto di grande suggestione, che attestano le miserevoli condizioni di vita dei contadini, per la maggior parte analfabeti e privi di coscienza di classe. Nel 1920 solo 17 nominativi erano eleggibili. La prof.ssa Castelli ha fatto riferimento all’inchiesta parlamentare di Zanardelli – sollecitata da Ciccotti, Nitti, Fortunato e, forse, da Santoliquido -, e persino alla rivolta contadina del 14 febbraio 1892, quando gli insorti assalirono il Municipio di Forenza e bruciarono i registri. L’Amministrazione Comunale fu sciolta e venne mandato un Commissario. Della protesta contro la tassa della famiglia ne parlò, il 22 febbraio di quell’anno, l’on. Gianturco alla Camera.

Il prof. Guglielmucci ha seguito tre direttrici: anagrafica, professionale, politica, rimarcando il carattere tenace del medico lucano che ha operato in varie città, compreso Livorno e Pisa. Ha menzionato la medaglia per la chimica conferitagli nel 1891.

Nel corso dell’attività parlamentare (dal 1904 al 1919), l’on. Santoliquido ha risolto una spinosa problematica di Genzano dove ha anche istituito l’Ufficio del Registro. Il paese riconoscente lo suffragava e gli assegnò la cittadinanza onoraria.

Alla sottoscritta sono state affidate le conclusioni del Convegno, che hanno incluso alcune ricerche e i ricordi di famiglia. Ai ringraziamenti agli organizzatori dell’incontro, al moderatore Mario Petruzzi, al presidente del Circolo Biagio Santoianni e al numeroso pubblico presente, è seguita la lettura del testo qui riportato.

Da sisinistra: V. Guglielmucci, A. Santoliquido, F. Mastrandrea, B.S. Castelli,
G. Guerriero, M. Petruzzi.

Lettera a zi’ Rocc’

Caro zi’ Rocc’,
perdonami se mi rivolgo a te con tono affettuoso, ma nonostante la confidenza con la penna, nella presente circostanza, non riesco a percorrere altre strade che non siano quelle della memoria. Da uomo di alto ingegno, sai bene quanto questa sia una risorsa e rechi con sé ricordi dolceamari. Se considero l’infanzia e l’adolescenza trascorse nell’adorata Forenza, mi soccorrono tre nomi ammirati dalla famiglia: nonno Donato Santoliquido, emigrato nel 1906 negli Stati Uniti, vissuto e deceduto a New York, zio Canio Vigilante, partito giovanissimo per Buenos Aires e lì scomparso negli anni Cinquanta del secolo scorso e tu, zi’ Rocc’.

Tre figure che hanno movimentato spesso la mia fantasia. Rammento che nell’evocarli mia madre, analfabeta, ma perfetta story-teller, utilizzava espressioni diverse e il suo volto mutava a seconda del personaggio. Quando proferiva il tuo nome spalancava gli occhi in segno di deferenza. Il viso si rivestiva di dolcezza e le labbra pronunciavano parole gentili che travalicavano il dialetto. Capivo e non capivo, però ti assicuro che nel mio cuore di bambina si accendeva un lumicino che non si è ancora spento.

Crescendo, mi sono chiesta più volte se la tua vicenda fosse reale o frutto dei miei vagabondaggi letterari. Ci hanno pensato gli amici storici a darmi qualche dritta. Il pudore mi ha impedita di vantare parentele anche perché non avevo gli strumenti per dipanare la matassa.

Oggi il tempo si è squarciato ed è comparso il tuo volto, con il nitore della storia e delle conquiste. L’animo di poeta sussulta e gli occhi faticano a restare asciutti.
Rivedo la scritta, ormai rimossa, sul muro del Corso Grande: “Viva Santoliquido” e l’associo agli studi, alla lotta, alla passione per il progresso.
Non so se mai ti prendesse la nostalgia del paesello o se Firenze, Napoli, Roma, Parigi, Milano abbiano avuto la meglio. Certo ti attirava il mondo.

igi, Milano abbiano avuto la meglio. Certo ti attirava il mondo.

Medico-igienista e uomo politico hai esplorato altri universi. Quanti lucani come te hanno compiuto passi da gigante, restando pressoché estranei nella terra di origine!
Eppure, nonostante gli anni e i mutamenti, in qualcosa ti assomiglio. Amo gli spazi aperti, il confronto multilingue.

La Storia si fa beffe delle miserie umane e ci sorprende con le sue trovate. A distanza di decenni, Genzano di Lucania ha avuto un ruolo anche nella mia vita. Oggi ti riconcili con la tua terra e le ombre dell’assenza si dileguano. Riconoscere i talenti richiede coraggio e ora i tuoi concittadini ti acclamano.

Io, illudendomi, come fanno i poeti, di avere ritrovato un po’ del nonno, un po’ del padre e un po’ delle radici della famiglia, ti accolgo e, con un fascio di parole tra le mani, ti dico:

qui tra le acacie
e il vento
le querce e la vigna
vedesti la luce

Forenza, 4 agosto 2019
Anna Santoliquido