Gioverà ricordare che Nicola Accettura è uno dei pochissimi Autori in grado di mettere a punto un percorso letterario che si situa tra la poesia e la scienza. Non di scrivere genericamente di scienza, ma di dar vita a una struttura linguistica di poesia scientifica, il che richiede una grande competenza sia nell’ambito delle scienze sia nell’uso della parola.

Facilmente nella poesia di Accettura si trovano richiami e riflessioni attorno all’atomo, alla cosmologia, agli elementi chimici, collegandoli – fra l’altro – con le ricerche che si fanno quotidianamente sul campo.

È- quindi – poesia della scienza ‘in fieri’ e dello sorpresa che provoca ogni nuova scoperta, per esempio sull’origine delle galassie e sulla formazione del big-bang iniziale. A volte – è vero – non tutto si riesce a comprendere, perché non abbiamo la stessa competenza dell’Autore, ma ugualmente – quando ciò accade – resta in noi lettori un senso di meraviglia.

Nicola Accettura

Comprendiamo, insomma, l’essenziale: lo stupore di Nicola Accettura di fronte al mistero ed agli enigmi che ci circondano. Di fronte alla composizione di un elettrone o alla velocità della luce. Che sono anch’essi poesia.

Ora, i ‘discorsi poetico/scientifici’ di Accettura diventano poi filosofia e metafisica, come nel secondo testo di seguito riportato. Per esempio le riflessioni attorno al tempo. Il tempo è nato col big-bang, ben 13,7 miliardi di anni fa. Già – di (e ci) chiede il poeta: e prima del tempo, cosa c’era? Ed anzi, non possiamo neppure usare l’avverbio ‘prima’, perché ha a che fare col tempo: il prima, il dopo…

POLVERE NELL’ACQUA

Polvere nell’acqua questi versi
s’aggregano come atomi, altri
per leggi diverse diverse vie
accordano in suoni altri, diversi.

Goccia d’acqua sciolta nell’acqua
scioglie si scioglie (son tutte trappole).

È una spada, certo, è una spada
che taglia i confini di atomi, cose.
Agganciarsi a una bolla d’onda gravitazionale
e spostare lo spazio per meno di
un solo neutrone, di un solo neutrone.

Sulle acque ogni acqua si adagia;
sulle cose ogni cosa si adagia.
Che legami si formino – forse – importa
al tempo nello spazio, allo spazio
nel tempo, di questo verso polvere.

Il fatto è che non so cosa chiedere,
o cercare, o restare come ore che restano

ferme.

PENSANDO AL TEMPO

Complicato risulta immaginare
dove fosse il tempo prima del tempo,
arduo capire il suo celarsi dopo,
quando sarà il silenzio del silenzio.

Accade ora che qualcosa avviene,
che dia senso al trascorrere del tempo,
ma so che in me nulla avviene, da sempre,
un sempre che men d’un attimo dura.

E spade infuocate, e stupidi gabbiani,
e rime tra cuore e amore, speranze, il
credere, progetti eterni d’eternità…

Illusioni, vuoto, il nulla inesistente.
Ti guarda beffardo, pur se esso è nulla.
Sapendo di non essere, più ti dileggia
mentre ti dimeni, guitto, in una scena
allestita su un vano palcoscenico.
Su cui almeno giaccia, nel silenzio,
un fiore, senza rima con amore.

Che adempiano al loro compito gli dei,
poi che li creammo per rovesciare il mondo
e per aprire il presente all’Universo,
senza bisogno di Storia, per dare
anarchiche speranze di redenzione
a questi noi che in esso s’aggirano.

Daniele Giancane