Credo che ai nostri giorni non ci siano eccellenti voci di poesia dialettale laziale o romanesca in specifico. Evidentemente, dopo i ‘maestri’ Trilussa, Belli, Pascarella, è difficile poter dire qualcosa di nuovo. D’altra parte è stato
più volte detto che quello romano non è un vero e proprio dialetto, ma un italiano rivisitato, perciò è facilmente comprensibile.

Aldo FABRIZI, Roma 1905-1990

Ogni tanto hanno provato a scrivere poesia in dialetto gli attori, come Gigi Proietti e soprattutto Aldo Fabrizi, un mito del cinema neorealista italiano. Fabrizi ha dato origine a una poesia quasi sempre divertente (ma a volte anche sentenziosa),centrata sui cibi. Sulla bellezza di mangiare.

Oggi ci divertiamo un po’ col testo che segue, atto d’accusa contro le diete.
Non inserirò la traduzione, credo che le uniche due parole che non si capiscano subito sono ‘conciabbocca‘ e ‘svojature‘. La prima vuol dire qualcosa che addolcisce la bocca, la seconda sono gli stuzzichini).

LA DIETA

Doppo che ho rinnegato pasta e pane,
so’ dieci giorni che nun calo, eppure
resisto, soffro e seguito le cure…
me pare ‘n anno e so’ du’ settimane.
Nemmanco dormo più, le notti sane,
pe’ damme er conciabbocca a le torture,
le passo a immagina’ le svojature
co’ la lingua de fòra come un cane.
Ma vale poi la pena de soffrì
lontano da ‘na tavola e ‘na sedia
pensanno che se deve da morì?
Nun è pe’ fa’ er fanatico romano;
però de fronte a ‘sto campa’ d’inedia,
mejo morì co’ la forchetta in mano!

Aldo Fabrizi

Daniele Giancane