Vito Davoli, molfettese trapiantato a Bisceglie, dopo molte esperienze lavorative all’estero, ha ripreso il cammino con la poesia, già iniziato in giovanissima età. Ha dato alle stampe il volume Contraddizioni, che ha ottenuto un buon riscontro critico.
Riporto qui un suo testo assai intrigante per quella dialettica tra esaltazione e amarezza che ne è il leit-motiv.

Daniele Giancane

Vito Davoli

SENZA FILI

Dissi di te canzoni e primavere
e trascurai tempo ritmi e stagioni.

Stancai i tuoi ritornelli affievoliti,
la tramontana novembrina
insieme mi percosse.

Di te dissi ancora follie
scosse ed ebrezze,
di solitudini riempì le carezze
e i pugni di quel po’ che mi restò.

Sfiancai i tuoi cieli con le apocalissi
di casuali fondi di caffè.
Morì superbo d’onestà.
Rinacqui in alto e vuoto
senza paracadute.

E di te dissi il credito di ogni mio male.
Riuscì perfino ad echeggiare
il ribollio del sangue
della mia umanità perduta chissà dove.

Una domanda sibilai e poi ti uccisi.
Con quella lama incisi tutti i tempi
i ritmi le stagioni
e di te dissi primavere andate
ricordi, canzoni.

Vito Davoli