Casualmente ho qui sulla scrivania ingolfata di libri e carte, un librettino di Vinicius de Moraes. Lo rileggo e finalmente ritrovo la poesia.

IL PIU’ CHE PERFETTO

Ah, potessi andare via
con te adesso
verso un orizzonte fermo
(comune, tuttavia…)
Ah, potessi andare via!

Ah, potessi amarti
senza più gelosie
di qualcuno in qualche luogo
di cui non sospetti.
Ah, potessi amarti!

Ah, potessi averti
come un luogo piantato in una terra verde
per abitarti
abitarti fino a morire in te…

Iterazioni con una calda, melodiosa musicalità. Dimensione quasi teatrale del ‘monologo’. Semplicità lessicale con quel finale straordinario, quella quartina incantata: «Ah, potessi averti / come un luogo piantato in una terra verde / per abitarti / abitarti fino a morire in te…».

L’amore come desiderio di ‘abitare l’altro’, sino a morirne (e il verso ci lascia dubitosi tra l’entrare nella tua anima e l’entrare nel tuo corpo). Tu come un luogo piantato in terra verde: qualcosa che appare nella natura densa di colore. Tu sei un ‘luogo’, il centro del mio mondo. Pochi versi, ma una meraviglia.

V. DE MORAES, 55 poesie, Mondadori 1997

Un bacio

Sento di aver bisogno ancora di poesia e di poesia vera, lieve, incantata. E allora ricorro ancora a Vinicius de Moraes (1913-1980), poeta, drammaturgo, diplomatico e pure notissimo cantante. Maestro della bossa nova e della musica popolare brasiliana. Jazzista. Si sposò… nove volte (che vuol dire, che credeva… nel matrimonio? Se no uno non si sposa). Usava dire che «la vita è l’arte dell’incontro». Ascoltatelo con Toquinho e Maria Creuza, è una meraviglia. Qui riporto quattro versi che ci fanno sognare:

Un minuto il nostro bacio
un solo minuto, tuttavia
in questo minuto di bacio
quanti secondi di stupore!

Ecco il poeta vero, per il quale il bacio è stupore. Basta un bacio di un minuto e si illumina l’universo. Che bello!

Daniele Giancane