Torniamo, tra un approfondimento e l’altro – e dopo la ‘sbornia’ di Rimbaud, che lascia sempre tramortiti – a Federico Garcia Lorca, come un refrain che ci commuove e ci incanta sempre.

Pablo Neruda disse di Lorca che «rideva, cantava, musicava, saltava, inventava, faceva scintille. Aveva tutti i doni del mondo».

Guardate questo testo: è una fantasmagoria di immagini, di suoni, di fiumi, di paesaggi in una atmosfera di fiaba. È come un anticipo della Pasqua di domani, un altro piccolo dono che ci fa il grande poeta andaluso.

Il fiume Guadalquivir
scorre tra olivi e aranci.
I due fiumi di Granada
vanno dalla neve al grano.
Ah amore
fuggito e non tornato!
Il fiume Guadalquivir
ha la barba granato.
I due fiumi di Granada,
uno sangue e l’altro pianto.
Ah, amore,
fuggito per l’aria!
Per le barche a vela,
Siviglia ha una via;
per l’acqua di Granada
remano solo i sospiri.
Ah, amore,
fuggito e non tornato!
Guadalquivir, alta torre
e vento fra gli aranceti.
Dauro e Genil, torrette
morte sugli stagni.
Ah, amore,
fuggito per l’aria!
Chi dirà che l’acqua porta
un fuoco fatuo di grida!
Ah, amore,
fuggito e non tornato!
Porta zagare, porta olive,
Andalusia, ai tuoi mari.
Ah, amore,
fuggito per l’aria!

Daniele Giancane