PABLO NERUDA: Ode al gatto

Il 17 febbraio è stata la giornata mondiale del gatto,questo animale straordinario e fascinoso. Solo in Italia ce ne sono dieci milioni. Molti poeti hanno scritto sul gatto, cominciamo forse dalla poesia più suggestiva e indimenticabile: l’ode al gatto di Pablo Neruda.

Pablo NERUDA

Gli animali furono imperfetti
lunghi di coda
plumbei di testa
piano piano si misero in ordine
divennero paesaggio
acquistarono grazia nel volo
il gatto
soltanto il gatto
apparve completo
e orgoglioso
nacque completamente rifinito
cammina solo
e sa quello che vuole.

L’uomo
vuole essere pesce e uccello
il serpente vorrebbe avere ali
il cane è un leone spaesato
l’ingegnere vuol essere poeta
la mosca studia per rondine
il poeta
cerca di imitare la mosca
ma il gatto
vuol solo essere gatto
ed ogni gatto è gatto
dai baffi alla coda
dal fiuto al topo vivo
dalla notte
fino ai suoi occhi d’oro.

Non c’è unità come la sua
non hanno
la luna o il fiore
una tale coesione
è una sola cosa
come il sole o il topazio
e l’elastica linea de suo corpo
salda e sottile
è come la linea della prua
di una nave
i suoi occhi gialli
hanno lasciato una sola fessura
per gettarvi
le monete della notte.

Oh piccolo
imperatore senz’orbe
conquistatore senza patria
minima tigre di salotto
nuziale sultano del cielo.

WISLAWA SZYMBORSKA: Il gatto in un appartamento vuoto

Wislawa SZYMBORSKA

Morire – questo a un gatto non si fa.
Perché cosa può fare il gatto in un appartamento vuoto?
Arrampicarsi sulle pareti.
Strofinarsi tra i mobili.
Qui niente sembra cambiato,
eppure tutto è mutato.
Niente sembra spostato,
eppure tutto è fuori posto.
E la sera la lampada non brilla più.
Si sentono passi sulle scale,
ma non sono quelli.
Anche la mano che mette il pesce nel piattino
non è quella di prima.
Qualcosa qui non comincia
alla sua solita ora.
Qualcosa qui non accade
come dovrebbe.
Qui c’era qualcuno, c’era,
e poi d’un tratto è scomparso,
e si ostina a non esserci.
In ogni armadio si è guardato.
Sui ripiani è corso.
Sotto il tappeto si è controllato.
Si è perfino infranto il divieto
di sparpagliare le carte.
Cos’altro si può fare.
Aspettare e dormire.
Che provi solo a tornare,
che si faccia vedere.
Imparerà allora che con un gatto così non si fa.
Gli si andrà incontro come se proprio non se ne avesse voglia,
pian pianino,
su zampe molto offese.
E all’inizio niente salti né squittii.

CHARLES BAUDELAIRE: I gatti

Forse non c’è autore che abbia amato così intensamente i gatti come Charles Baudelaire, ai quali dedicò diversi testi, di cui forse il seguente è il più famoso.

Charles BAUDELAIRE:

I fervidi innamorati e gli austeri dotti amano ugualmente,
nella loro età matura, i gatti possenti e dolci, orgoglio
della casa, come loro freddolosi e sedentari
Amici della scienza e della voluttà, ricercano il silenzio e
l’orrore delle tenebre; l’Erebo li avrebbe presi per funebri
corsieri se mai avesse potuto piegare al servaggio la loro fierezza.
Prendono, meditando, i nobili atteggiamenti delle grandi
sfingi allungate in fondo a solitudini, che sembrano
addormirsi in un sogno senza fine:
le loro reni feconde sono piene di magiche scintille e di
frammenti aurei; come sabbia fine scintillano vagamente
le loro pupille mistiche.

LORD BYRON: Epitaffio per un cane

Ed ora un testo poetico dedicato ai cani. Una poesia meravigliosa, scritta da quel genio ribelle che fu Lord Byron, come epitaffio sulla tomba di Boatswain, un cane da lui molto amato.
Forse la più bella poesia dedicata ad un cane. L’ho già proposta altre volte, ma rileggerla è sempre incantevole, nella sua nuda semplicità e verità.

George Gordon BYRON

In questo luogo
giacciono i resti di una creatura
che possedette la bellezza
ma non la vanità
la forza ma non l’arroganza
il coraggio ma non la ferocia
E tutte le virtù dell’uomo
senza i suoi vizi.

Quest’elogio, che non sarebbe che vuota lusinga
sulle ceneri di un uomo,
è un omaggio affatto doveroso alla Memoria di
“Boatswain”, un cane che nacque in Terranova
nel maggio del 1803
e morì a Newstead Abbey
il 18 novembre 1808.Epitaffio per un cane.Quando un fiero figlio dell’uomo
al seno della terra fa ritorno,
sconosciuto alla gloria, ma sorretto
da nobili natali,
lo scultore si prodiga a mostrare
il simulacro vuoto del dolore,
e urne istoriate ci rammentano
l’uomo che giace lì sepolto;
e quando ogni cosa si è compiuta
sul sepolcro noi potremo leggere
non chi fu quell’uomo,
ma chi doveva essere.

Ma il misero cane, l’amico più caro in vita,
che per primo saluta e
e che difende ultimo,
il cui bel cuore appartiene al suo padrone,
che lotta, respira,
vive e fatica per lui solo,
cade senza onori;
e solo col silenzio
è premiato il suo valore;
e l’anima che fu sua su questa terra
gli vien negata in cielo;
mentre l’uomo, insetto vano! ,
spera il perdono, e per sé solo
pretende un paradiso intero.

O uomo! Flebile inquilino della terra per un’ora,
abietto in servitù, corrotto dal potere,
ti fugge con disgusto chi ti conosce bene,
o vile massa di polvere animata!
L’amore in te è lussuria, l’amicizia truffa,
la parola inganno, il sorriso menzogna!
Vile per natura, nobile sol di nome,
ogni animale ti mette alla vergogna.
O tu, che per caso guardi quest’umile sepolcro,
passa e va’: non è in onore
di creatura degna del tuo pianto.
Esso fu innalzato per segnare
il luogo ove tutto quel che di un amico resta
riposa in pace;
un sol ne conobbi: e qui si giace.

Newstead Abbey, 30 novembre 1808

Daniele Giancane

Due poesie sui gatti di DARIO BELLEZZA

Ai gatti Dario Bellezza dedica un’intera silloge, rimasta per diverso tempo inedita in Italia se non per qualche poesia pubblicata singolarmente e sporadicamente. La raccolta Gatti, invece, del 1991, viene tradotta ed edita in Spagna: da qui riporto due poesie, tradotte anche in spagnolo, dedicate a quelli che Neruda definiva “minime tigri di salotto”.

Dario Bellezza (1944-1996)

MIOSOTIS

Il gatto dorme, innocente:
forse sogna fantastico
nella favola che è già
la sua vita, o sogno
nel sogno. Ha un padrone
che pensa al suo cibo:
tanto gli basta come
fosse un infante. Se io
basto a lui lui basta a me
col cuore in declino.

* * *

MIOSOTIS

Duerme el gato, inocente:
tal vez suena quimérico
en el cuento que es ya
su vida, o sueno
en el sueno. Tiene un amo
que piensa en su comida:
poco le basta corno
si fuese un infante. Si yo
soy suficiente para él, él lo es para mi
que tengo el corazón en declive.

Di seguito la poesia che ho avuto l’onore e il piacere di leggere in occasione dell’incontro memoriale Un mondo di Bellezza per il 26° anno dalla scomparsa del poeta.

Gatti, occhi
che m’accogliete al mio ritorno
velato: occhi perfetti dove l’universo scioglie
un’ultima canzone d’amore:
parola insensata ormai
alla mia vita distrutta.

* * *

Gatos, ojos que me acogéis a mi retorno
velado: ojos perfectos
donde el universo disuelve
una ultima canción de amor:
palabra insensata ya
a mi vida destruida.

Vito Davoli