Franco Loi, scomparso da qualche mese (1930 – 2021),è stato uno dei più grandi poeti dialettali di Milano, tanto da poter stare accanto a Porta e a Tessa. Il suo libro principale, Strolegh (1975),è un autentico capolavoro.

Da questo libro traiamo una poesia dedicata a Milano. Forse qui di Milano concretamente non c’è nulla, ma ugualmente emerge la nostalgia per la Milano di un tempo, brulicante di gente e di operosità.

E Milano per noi italiani – soprattutto del Sud – è un mito. Dove si emigra? A Milano. Mica a Venezia o a Firenze. Una volta si emigrava anche a Torino (ai tempi di una Fiat in grande espansione), ora non più. E Milano resta il mito, la città più ‘europea’. Il cuore dell’economia italiana. Dove, se uno vuol lavorare, trova.

Me se regordi pü se chí, a Milan,
ghe sia ’na piassa cun l’aria sensa temp,
che dré ’n cantun me sun pruȃ de andà
e i gent ne l’acqua passàven cume ’l vent.
E dré ’l cantun una camisa bianca
pareva lí a spetàm, e gh’era nient.
La piassa sensa temp, ’na dòna stanca,
j òmm che van sarȃ nel sentiment.
Sú no due seri mí. Gh’era ’na panca
e mí che camenavi tra la gent,
e quèl cantun, che mai ghe se rivava,
l’era la vita che de luntan se sent.

* * *

Non mi ricordo più se qui, a Milano,
ci sia una piazza con l’aria senza tempo,
che dietro un angolo mi son provato ad andare
e le genti nella pioggia passavano come il vento.
E dietro l’angolo una camicia bianca
sembrava lí ad attendermi, e non c’era niente.
La piazza senza tempo, una donna stanca,
gli uomini che trascorrono chiusi nel sentimento.
Non so dov’ero io. C’era una panca
e io che camminavo tra la gente,
e quell’angolo, cui mai si arrivava,
era la vita che da lontano si sente.

Daniele Giancane