Questa sera, 22 novembre 2021, la presentazione a cura di Daniele Giancane presso La Feltrinelli di Bari alle 18,00.

«Considero Raffaele Nigro tra i più grandi scrittori di romanzi che abbiamo oggi in Italia (e non a caso cercai di fondare un gruppo di pressione per l’assegnazione del Nobel al romanziere lucano).

Raffaele Nigro, sin dal suo strepitoso esordio de I fuochi del Basento (1987, Premio Campiello), ha dato vita ad una scrittura di taglio storico, antropologico, identitaria e universale al tempo stesso.

R. NIGRO, I fuochi del Basento, BUR 2011

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Mentre la stragrande quantità di scrittori oggidì si dà al facile poliziesco (anzi: adesso va di moda la detective superwomen), leggere un romanzo di Nigro vuol dire immergersi nella cultura meridionale, nella sua ancestralità e nei suoi proverbi, nella sua storia e nei suoi sogni, nelle sue sconfitte e nei suoi limiti.

Anche il recentissimo Il cuoco dell’imperatore è un magnifico romanzo: protagonista è Guaimaro delle Campane, che diventa cuoco dell’Imperatore Federico II.

R. NIGRO, Il cuoco dell’imperatore, La nave di Teseo 2021

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Guaimaro è al seguito della corte di Federico, quindi ci narra vicende storiche e immaginarie, donne e cacce al falcone, matrimoni di interesse e rapporti coi saraceni, l’incoronazione, i tormentati rapporti coi Papi e infine la sua morte nel 1250.

Ne Il cuoco dell’imperatore c’è tutta la gamma dei sentimenti umani, diciamo che è un romanzo polifonico. Raffaele Nigro – quando mi chiese di presentarlo (oggi a Bari, libreria Feltrinelli, ore 18,00), mi disse: però ti devi sciroppare 751 pagine! Bene, ho letto con grande piacere le 751 pagine, che non stancano mai. E poi si dice che i libri costano tanto! Questo libro costa solo 22 euro, ho fatto il conto: tre centesimi a pagina. Ed è un libro che resterà tra i più importanti di questi ultimi anni».
(Daniele Giancane)

È quindi programmata per questa sera alle 18,00 la presentazione de Il cuoco dell’Imperatore di Nigro ad opera di Daniele Giancane, amico di lunga data dell’autore, presso la libreria Feltrinelli di Bari in Via Melo da Bari, 119.

Raffaele Nigro

«È il 1208 e Guaimaro delle Campane, originario di una famiglia di fonditori di Melfi, assiste all’uccisione di due carbonai ebrei. Preso dal panico, anziché aiutare i due feriti si dà alla fuga, arruolandosi al seguito della corte di Federico II di Svevia. Grazie alle sue conoscenze mediche e alle doti nell’arte culinaria, viene scelto come cuoco ufficiale del giovane re di Sicilia e di Germania e come figura addetta alla salvaguardia della sua salute, entrando così a far parte di una corte animata da letterati, cantori, giuristi, scienziati e filosofi di cui Federico ama circondarsi.

Guaimaro affronterà con lui vittorie e sconfitte, vivendo e trascrivendo i grandi avvenimenti storici, come le lotte con il papa e i comuni, e i semplici momenti di vita quotidiana, la frenesia per i preparativi di sontuosi ricevimenti e la fatica per i lunghi spostamenti della corte viaggiante.

Trascorrendo la propria vita, anch’essa ricca di passioni, accanto a Federico e al suo progetto politico, lungo l’arco di mezzo secolo. In questo romanzo storico, epico, avventuroso e lirico, Raffaele Nigro ci offre un ritratto inedito di Federico II Hohenstaufen, della sua complessa personalità fatta di curiosità intellettuale e superstizioni, amori folli e matrimoni di convenienza, ma soprattutto il volto di un imperatore radicalmente diverso da tanti monarchi del suo tempo: un paladino del diritto e della scienza in un secolo buio, un sostenitore della politica contro la violenza e il promotore di un progetto ambizioso di un’Europa unita ante litteram, di un Mediterraneo dei saperi e di una divisione tra il potere dei papi e quello dello Stato».

(dall’Introduzione al testo Il cuoco dell’Imperatore)

«Questo straordinario romanzo storico di Raffaele Nigro mette a fuoco quella figura controversa che fu l’imperatore Federico II, amico degli arabi e soprattutto della medicina araba: considerò a ragione un libro fenomenale il Canone della medicina di Ibn Sina (libro che era considerato ‘peccaminoso’ dalla Chiesa); addirittura la sua guardia personale era costituita da cavalieri arabi e considerava gli arabi suoi fratelli carnali; dette vita alla scuola poetica siciliana; fondò la prima scuola di medicina a Salerno, la prima in Europa.

Il 5 giugno 1224 fondò la prima università laica statale d’Europa; organizzò la sesta crociata, l’unica pacifica, risolta per vie diplomatiche: Federico e al-Malik al-Kami, invece di farsi la guerra, diventarono amici e approfondirono gli studi di astronomia; dette vita alle Costituzioni di Melfi, insieme di norme e leggi per regolamentare gli aspetti economici e sociali del regno di Sicilia, eccetera.

Lui, Federico, «era esagerato in tutto e mangiava a sette ganasce e beveva birra senza ritegno, però poi leggeva libri sino a notte fonda». Era senza famiglia, solo e all’inizio (aveva quattordici anni) del tutto inesperto. Aveva una donna in ogni contrada che percorreva (e ne percorse infinite) con corredo di innumerevoli figli, ma non dava mai segno di nostalgia o di malinconia. Un uomo atletico e coraggioso all’inverosimile, che aveva il sogno dell’Italia unita (anche feroce, all’occorrenza). Fece costruire mille castelli. Scrisse un trattato sulla falconeria e scriveva poesie egli stesso. Conclusione? Raffaele Nigro la fa dire al protagonista Guaimaro delle Campane: «Fu troppo in anticipo sui tempi. Era un uomo che quel secolo non meritava».

(Daniele Giancane)