Domenico Lamura, sindaco, intellettuale e scrittore di Trinitapoli, scomparso ormai da molti anni, è una figura di primo piano nella cultura meridionale: amico di Aldo Moro e persino di Paolo VI, scrisse alcuni libri memorabili, come Adamo e la terra, storia del riscatto di una famiglia da una miseria endemica.

Il testo da cui traggo la poesia che segue è Allegria di un carro merci (ed. Pellegrini, Cosenza 1968), che fu pubblicata in una collana diretta nientemeno che da Tommaso Fiore. E di Tommaso Fiore è la prefazione, che definisce Lamura un «vigoroso poeta del Sud» legato a una concezione manzoniana della vita.

Il carro merci è davvero un bel testo, tra ironia e tenerezza, con un linguaggio immediato e trasparente. Un piccolo capolavoro.

Il carro merci

Era un grido o uno scherzo? Il carro merci
si sentiva leggero
come una lettera d’amore.

Lo sportello gli avevano
sbaffato a calce : un cuore
grosso così, e dentro: ’Angela t’amo’
e aggiunto – ‘da morire’:
era un grido o uno scherzo? Il vecchio carro,
un numero del merci interminabile,
agganciato da altri
od agganciato ad altri, e urtando e urtato
coi respingenti, e stipato e affannato
di tanti carichi, fra lente
corse e soste lunghissime,
nel binario di tutti i giorni,

si sentiva leggero
come una lettera d’amore.

Daniele Giancane