Blog di Letteratura ed altro

Autore: Nicola Accettura

Considerazioni su una poesia di AGIM MATO (n.116)

Agim Mato (si pronuncia Aghìm Màto) l’ho conosciuto qualche anno fa, grazie agli scambi interculturali italo-albanesi promossi dalla Vallisa, che hanno un importante momento negli incontri annuali (ora purtroppo sospesi per il covid) a Saranda, dove Agim vive e gestisce, con i figli, la casa editrice Milosao.

Se volessi stilare una sorta di “graduatoria poetica”, potrei mettere al primo posto i “veri poeti”, che sono in grado di scuotere gli animi e che sanno sapientemente maneggiare, in variegati modi, l’arte del verso; poi farei seguire i “poeti”, che hanno l’animo poetico; poi, gli “scrittori di versi”; poi i manipolatori di penna; poi quelli che farebbero meglio a lasciar stare la penna; poi altre varie categorie, a scelta, ma sempre del genere “che Dio ce ne scampi!”. Ebbene, Mato appartiene decisamente alla prima categoria.

«I colori del buio» e «Le sestine del tempo» di Nicola Accettura (n.115)

I colori del buio

Vorrei vedere
coi colori del buio,
invertire il visibile
con l’invisibile.
Assaporare
l’onde gravitazionali
per capire che sono,
ed onde non sono.
Assaporare
ciò che ha un nome,
sapere cos’è,
e non è quel nome.
Assaporare te,
sapere quel che sei,
e poi
darti il mio nome.

Recensione «Museo Pandemia – Il compleanno» di Alfredo Vasco, Ed. Tabula Fati (n.115)

La buona notizia è che finalmente Alfredo Vasco si è deciso a pubblicare i testi delle sue opere teatrali. La cattiva notizia è che, dopo aver letto questo testo, ne resteremo alquanto scossi.
In Museo Pandemia – Il compleanno (edito da Tabula Fati, dell’instancabile Marco Solfanelli) compaiono tre atti unici: Il Cilindro; Agfar; Il compleanno. I primi due sono raccolti in Museo Pandemia, legati tra loro da un intermezzo che vede protagonista un personaggio di prepotente personalità, dall’Autore chiamato “Il Retornante”.

«Il dono della nuora» di PASQUA SANNELLI (n.114)

Diciamolo subito, per non discuterne più: questo di Pasqua Sannelli è davvero un gran bel libro, da seguire per la levità della narrazione e da meditare per la corposità dei contenuti. Il lettore ne è subito catturato e indotto a non interrompere lo sfogliare lento delle pagine, per il desiderio di sapere ciò che nasconde la successiva. Lo confesso, ho più volte riletto le tre pagine, poste all’inizio, che introducono ai luoghi in cui si svolge il romanzo. Ho letto e riletto per il puro piacere di seguire il fluido periodare, le metafore, gli squarci viventi dei paesaggi che danzano dinanzi agli occhi del lettore e che per mano lo prendono: «E c’è un posto, dove cento sono i mesi di maggio nell’anno».

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