Di seguito una poesia di Elena Diomede dal titolo Il figlio del torero, tratta dalla silloge E Dedalo è in me (Ed. Rupe Mutevole 2020) tradotta in spagnolo.

Recentemente inserita nell’antologia La poesia delle donne in Puglia a cura di Daniele Giancane (Tabula fati 2022), Elena Diomede è poetessa di lungo corso.

Già insegnante nella scuola primaria, per un decennio ha speso le sue competenze pedagogiche presso l’Istituto Nazionale di Ricerca IRRSAE. Da più di un ventennio coordina il sodalizio Comunicazione Plurale (1998).

Ha pubblicato: Tristezza azzurra (Marser, Roma 1974); Spezzare il cerchio (Interventi culturali, Bari 1978); Amore cannibale (Il grillo, Gravina di Puglia 2014); E Dedalo è in me (Rupe mutevole, Bedonia 2020).

E. DIOMEDE, E Dedalo è in me, Ed. Rupe mutevole 2020

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È presente in numerose collettanee ed è inserita nello studio monografico dell’Università di Lecce, a cura di Patrizia Guida, Scrittrici di Puglia. Percorsi storiografici femminili dal XVI al XX secolo (Congedo, Lecce 2008).
Sulla sua poesia hanno scritto: G. Savelli, L. Tallarico, G. De Matteis, D. Giancane, L. Costarella, G. A. Palumbo.

Come si legge dalla prefazione a E Dedalo è in me di Leo Lestingi, «La poesia di Diomede, e non a caso questa sua ultima silloge ha per titolo E Dedalo è in me – anagramma del suo nome – è attraversata da questa tensione, e si offre da subito come rivelazione, atto di memoria, rimemorazione, intima e universale insieme, di un’esperienza che torna a instaurarsi nel presente per mezzo della parola, in un processo mai concluso, come nel labirinto costruito da Dedalo e nel quale era stato rinchiuso. E, così, l’immagine di una parola poetica che invita ad entrare nell’intrico sapiente di immagini e simboli, metafora della condizione umana, che si fa carne palpitante, materiale memoria, traccia visibile di un senso profondo e misterioso del mondo, appare in tutta l’opera poetica di Diomede, della quale questa silloge si rivela come esempio-campione della sua lunga esperienza e formazione creative».

IL FIGLIO DEL TORERO

Corre Manolo
tra gli ulivi e il cielo
e gli occhi suoi di moro
appende ai verdi rami.
Corre Manolo
le brache lacere alle cosce
e piedi nudi
come i putti in bronzo
dell’avenida di Barcellona,
dell’avenida di Madrid.
Corre Manolo
la sua anima è in croce
banderillas piantate nel petto.
Il toro inginocchiato
piange sangue dalle aperte froge
sul petto rosso della sua muleta.

Scende la novia il greto
e scioglie
il crespo della chioma
che il mare le ricama.
Croci di banderillas nel suo cuore.

Corre Manolo
rigagnoli di sangue
sanno il duro riarso delle zolle.

Domani
tornerà a vendere sangria
in caraffe di vetro ghiacciate
ed un fiore nero all’occhiello.

La terra
è una immensa corrida
solitudine aperta la fuga.

* * *

EL HIJO DEL TORERO

Corre Manolo
entre olivos y cielo
y sus ojos de moreno
colga a verdes ramas.
Corre Manolo
los calzones desgarrados en los muslos
y pies descalzos
como los puttos de bronce
en la avenida de Barcelona,
en la avenida de Madrid.
Corre Manolo
su alma está en la cruz
banderillas clavadas en el pecho.
El toro arrodillado
llora sangre por las narices anchas
en el pecho rojo de su muleta.

Baja la novia por la orilla
y suelta
el broche de la copa
en lo inmenso de la mantilla
que el mar le borda.
Cruces de banderillas en su corazón.

Corre Manolo
arroyos de sangre
saben el duro reseco de terrones.

Mañana
volverá a vender sangría
en jarras de cristal heladas
y una flor negra en el ojal.

La tierra
es una inmensa corrida
soledad abierta a la fuga.

da E Dedalo è in me, 2020
traduzione di Vito Davoli