Il bello accade. Ed ecco, non possiamo più farne a meno, ne siamo catturati. Il bello ‘è’. Anche se non so davvero cosa sia. Ed è sbagliato declinare il bello sia al futuro che al passato, perché la sua dimensione è il presente. L’eterno presente. Vale per la bellezza quel che vale per l’innamoramento. L’innamorato è senza pace. E’ convinto che solo l’oggetto del suo desiderio gliela possa dare. Ed effettivamente è così. Ma che cosa cerca l’innamorato? E com’è possibile che non abbia occhi che per esso, perda interesse per tutto il resto? Delle due l’una: o è impazzito o in gioco c’è qualcosa che è anche più prezioso della propria vita. E anche l’amore, come la bellezza ‘accade’. Tant’è vero che a spingere l’uomo verso la bellezza è eros, amore.

Gianlorenzo BERNINI; Apollo e Dafne, Galleria Borghere, Roma

Ma la bellezza che è là, per un altro verso è sempre stata qua. L’uomo non tenderebbe alla bellezza se non gli fosse apparsa come quella che lo attendeva sulla sua strada. Non importa se le opere (della bellezza) siano una poesia, un marmo, una pittura, una performance teatrale, esse non sono soggette al divenire, perché sono ‘per sempre’. Ciò che è ‘come deve’, che ha raggiunto il diapason, la perfezione, l’archetipo, non finirà mai nel nulla. E’ tutt’uno con l’essere. E, ripetiamo, il viaggio verso la bellezza non si potrebbe compiere se già la bellezza non abitasse in noi. Ma c’è qualcosa che è bello in sé? O qualcosa che non può essere bello? No .Tutto può essere bello. E nulla lo è necessariamente.

Ma qual è l’elemento fondamentale del bello? Lo stupore, la sorpresa. Certo, non c’è la formula che contenga il segreto del bello. Né l’artista è tale perché ne conosce la formula. Non basta conoscere per fare e del resto ‘fare’ è dono divino. L’artista è come il mistico, che sente le voci e non sa se è la voce di Dio o un’allucinazione, epperò le segue fino in fondo. Non ne può fare a meno.

Ci si potrebbe chiedere qual è il fondamento del bello. Plotino dice: il nulla. Sembra assurdo, ma è così. Proprio perché il mondo è senza fondamento, la libertà dell’artista è assoluta. Dio (o chi per lui) lascia che gli artisti plasmino il mondo. Se ci fossero categorie e schemi, paradigmi irrinunciabili e sicure significazioni e verità assolute, non ci sarebbe l’arte. L’arte nasce dal nulla. «Che cosa sia la bellezza, non so» dice Duhrer e meglio ancora Stendhal: «L’arte è una promessa di felicità». Il culmine dell’arte è andare oltre l’arte. Tramite la bellezza, negare la bellezza, per attingere altro. Per giungere al nulla. O al tutto.

(da PLOTINO, Sul bello intelligibile, Ed. Il Melangolo, Genova 1989)

Plotino (203/205-270)

Cosa ricaviamo da queste note di estetica?
1. Che l’arte è un itinerario che porta – nella massima espressione – ad andare oltre l’arte, per cercare la felicità promessa.

2. Che tutto può essere bello. Ed ecco crollare ciò che dicono in tanti: che ci sono degli argomenti non poetici ed altri naturalmente poetici. Un pozzo di letame può essere ‘bello’ come un amore a prima vista (o di più).

3. Che tra ricerca della bellezza e ricerca spirituale e innamoramento c’è un nesso profondo: artista, mistico e innamorato in sostanza sono simili. O sono la stessa cosa, osservata da punti di vista diversi.

4. Che non c’è una formula per la bellezza. Se no, tutti applicheremmo una formula magica e otterremo la Bellezza.

5. Che incredibilmente la Bellezza ha luogo perché esiste il Nulla .Proprio perché il mondo è Nulla, gli artisti gli danno una significazione.

6. Che è possibile inseguire la Bellezza (che ci appare improvvisamente) perché essa già abita – celata, sconosciuta, misteriosa a noi stessi – dentro di noi.

Daniele Giancane