S’è già detto un’altra volta che Corigliano Rossano è una sorta di hub della poesia calabrese, nel senso che vi sono nati e vi dimorano molti poeti di buon livello, dalla ‘capataz’ Anna Lauria (poetessa e animatrice di tante iniziative culturali) alla avvolgente scrittura di Maria Curatolo, dalla tensione emotiva di Ornella Mamone Capria alla storia letteraria di Eugenio Nastasi, poeta e pittore, che iniziò l’iter poetico con La scelta del silenzio (1987), seguito da molte altre opere (rammentiamo almeno Lo specchio greco, L’età tra tegole brune (con l’editrice Forum dell’indimenticabile Giampaolo Piccari), Il seme del millennio, L’occhio degli alberi (2013).

E. NASTASI, L’occhio degli alberi, Edilazio 2013

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Vè subito da sottolineare che la produzione poetica di Eugenio Nastasi è stata seguita e analizzata da studiosi di prim’ordine, da Giorgio Linguaglossa («La lirica di Nastasi non è soltanto frutto di una esperienza personale ma anche prodotto di una esperienza corale e maieutica») a Dante Maffia («Poesia intensa e soavemente intrigante»).

E. NASTASI, Sbarcare da se stessi, Aretusa 2018

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In effetti siamo davanti ad una poesia che sorprende per le sue immagini stranianti (specie nei finali) e per l’acuto senso dell’attesa e – direi – per la descrizione di paesaggi ‘naturali’ che divengono all’improvviso paesaggi dell’anima, con versi di assoluto splendore come:

Andiamo in alto, il cielo è una corazza
di nuvole perse.
Non c’è che parete di pini
addomesticati dall’uomo, sono tanti
quasi
attenti alle ginestre giallo-oro, al muschio
che fascia vecchie ferite.

Oppure:

Un bisogno di andare in nessun luogo
la voglia di tornare senza bisogno…

o anche:

Ce n’è voluto perché il cielo di fine marzo
entrasse nella stanza coi suoi alberi esili.

.

Un testo straordinario è Vigilia:

Come presto scompare
quel che prima fioriva…

Ma la nostra casa dov’è?

Eugenio Nastasi

Insomma, come si nota facilmente, siamo davanti ad un poeta autentico (Non s’è detto del ‘cromatismo’ dei suoi versi). Uno di quei poeti che ogni tanto scoviamo con piacere sui social e che (come ogni poeta degno di questo nome) vive in una condizione quasi di marginalità, di ‘discostamento’ da eccessive partecipazioni a reading, festival e compagnia bella. Tocca a noi scovarli e godere della loro scrittura.

Daniele Giancane