Blog di Letteratura ed altro

Autore: Marco Ignazio de Santis Page 1 of 2

Marco Ignazio de Santis, già docente di lettere nel Liceo linguistico e pedagogico “Vito Fornari”, è nato a Molfetta nel 1951. È redattore del quadrimestrale letterario “La Vallisa” e collabora a “Rivista italiana di letteratura dialettale”, “Misure critiche”, “Vernice”, “La Nuova Tribuna Letteraria”, “Alba Pratalia”, “I fiori del male”, “Rivista di scienze religiose”, “Risorgimento e Mezzogiorno” ecc. Ha diretto le riviste “Studi Molfettesi” (1996-2000) e “Report” (2005-2009).

Tra i riconoscimenti ricevuti figurano il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio per il 1986, il Premio “Umberto Saba” nel 1989 per la raccolta Uomini di sempre, il Premio “Renata Canepa” nel 2008 per la silloge Lettere dagli argonauti, il Fiorino d’Oro per la saggistica al XXIX Premio Firenze nel 2011 per la biografia Un amico di Garibaldi: Eliodoro Spech, cantante, patriota e soldato e il Premio speciale della critica “Thesaurus” per «Vaghe stelle» e altri racconti. Giornalista pubblicista iscritto all’albo, ha scritto centinaia di elzeviri e pezzi culturali su quotidiani italiani e svizzeri.
Alcuni suoi articoli, racconti e poesie sono stati tradotti in serbo, croato, spagnolo, albanese, sloveno, francese, inglese, latino, polacco e russo. Nel settembre-ottobre del 2006 ha partecipato, come autore italiano invitato, al 43° International Meeting of Writers di Belgrado.

Per una storia della poesia italiana contemporanea in Puglia (n.98-99)

Un secolo di storia della poesia pugliese, dal 1913 al 2013, è l’oggetto di studio di due libri tempestivamente pubblicati per il centenario poetico della talentosa terra di Puglia: A Sud del Sud dei Santi. Sinopsie, Immagini e Forme della Puglia Poetica. Cento anni di Storia Letteraria, a cura di Michelangelo Zizzi (LietoColle, Faloppio 2013) e Verso Levante. Un secolo di poesia pugliese (1913-2013), a cura di Salvatore Francesco Lattarulo (Stilo Editrice, Bari 2014).

Il ricordo di VINCENZO VALENTE di MARCO I. DE SANTIS (n.73)

Se chiudo gli occhi e provo ad andare indietro nel tempo, mi sembra di scorgere Vincenzo Valente alle prese con i suoi libri e i suoi dizionari, intento a sfogliare e maneggiare con cura quelli che chiamava i «ferri del mestiere», vocabolari come il Du Cange, cioè il Glossarium mediae et infimae latinitatis, o il Meyer-Lübke, vale a dire il Romanisches etymologisches Wörterbuch. Era il suo modo di inoltrarsi nel lungo cammino della sapienza, per tentare dantescamente di alzare lo sguardo «per tempo al pan de li angeli».

«La poesia delle donne in Puglia» a cura di DANIELE GIANCANE (n.118)

È giunta fra le mani degli interessati e degli addetti ai lavori, a partire dall’aprile del 2022, l’antologia La poesia delle donne in Puglia, curata da Daniele Giancane per le Edizioni Tabula fati di Chieti, che fanno capo a Marco Solfanelli.

Giancane non è nuovo ad operazioni di questo tipo. Al suo attivo ha il florilegio Poeti della Puglia, allestito con Raffaele Nigro per Forum / Quinta Generazione (Forlì, 1979), e la più corposa crestomazia, ricca di ben 42 autori e autrici, La poesia in Puglia, curata insieme allo scrivente per il repertorio antologico regionale della poesia italiana degli Anni Sessanta – Novanta del Novecento, diretto da Giampaolo Piccari e apparso ugualmente presso Forum / Quinta Generazione (Forlì, 1994).

DANIELE GIANCANE tra realtà e sogno nella lettura di MARCO IGNAZIO DE SANTIS (n.116).

Shakespeare nella commedia La tempesta (atto IV, scena 1a) mette in bocca a Prospero, duca di Milano e mago, la frase: «Noi siamo della stessa sostanza di cui son fatti i sogni, e la nostra breve vita è circondata da un sonno».

Dunque, se dobbiamo credere a questo assunto, l’effimera esistenza umana è sostanziata e avvolta dalla dimensione onirica. Meditando sul sogno, Daniele Giancane si è soffermato sull’incipit del poemetto The Dream di Byron: «Duplice è la nostra vita: il Sonno ha il suo proprio mondo, / un confine tra le cose chiamate impropriamente / morte ed esistenza».

L’addio al mondo di ASSUNTA FINIGUERRA.

I poeti presentono con precisione anche la morte. John Keats, in una lettera all’amico Charles Brown, scriveva: «Ho la continua sensazione che la mia vita reale sia finita, e che stia vivendo un’esistenza postuma». Era il 30 novembre 1820. Sarebbe morto dopo nemmeno tre mesi, il 23 febbraio dell’anno seguente.

Paul Valéry il 23 maggio 1945 annotava: «Ho la sensazione che la mia vita sia finita, cioè oggi non vedo niente che implichi un domani. Ormai quel che mi resta da vivere può essere solo tempo da perdere. Dopo tutto, ho fatto quel che ho potuto». Morirà il 20 luglio successivo.

DRAGAN MRAOVICH e il suo «Libro Bohémien»

Come scrivevo nel 1988 nella mia prefazione critica a L’erba del mio volto di Dragan Mraović, è dal 1985 che questo vivacissimo intellettuale ha costruito sull’Adriatico un ponte letterario fra la Jugoslavia e l’Italia, fra i Balcani e il Bel Paese, traducendo poeti e narratori dell’ex Jugoslavia sulla rivista barese «La Vallisa».

Page 1 of 2

Powered by WordPress & Theme by Anders Norén