Di seguito alcuni interessanti testi poetici di Monica Messa, pubblicati sul numero 117 in corso di stampa della rivista letteraria LA VALLISA.

Nata a Monopoli in provincia di Bari, nel 1974, scrive poesie «da sempre, per anni però i miei componimenti sono rimasti chiusi in una scatola di cioccolatini».

Nel frattempo, si laurea in Informatica: «ho letto molto, anche senza un ordine preciso, ho giocato a decine di videogames, ho pubblicato qualche articolo freelance, mi son sposata e ho messo al mondo due figli, senza mai smettere di buttare giù versi. Qualche anno fa, ho ripreso la scatola di cioccolatini e trascrivendo le mie poesie in formato elettronico è nata l’idea di Poesiole, una raccolta di poesie autoprodotta, su vari temi, composte nell’arco di quasi 30 anni.

M. MESSA, Poesiole, Amazon KDP 2018

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Pubblicare Poesiole è stato come aprire un Vaso di Pandora: dal 7 luglio 2018 è disponibile su Amazon la raccolta Seppie Ripiene – Poesie per poche lire».

M. MESSA, Seppie Ripiene, Amazon KDP 2018

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Dopo quasi tre anni, a marzo 2021, pubblica la sua ultima raccolta Il Logorio della vita moderna. Con le sue poesie ha partecipato a qualche Festival e alcune sono state pubblicate in blog, antologie (non ultima Odi Alimentari a cura di Daniele Giancane – Edizioni Tabula Fati) e su Repubblica Bari. Cura inoltre un blog e una Pagina Facebook, “Le Poesiole di Monica Messa”, dove propone quotidianamente suoi versi, «ma anche tutto ciò che mi sembra utile e interessante riguardo all’arte e alle sue infinite declinazioni».

M. MESSA, Il logorio della vita moderna, Amazon KDP 2021

LA MIA INFANZIA
(alla maniera di Jacques Brel)

La mia infanzia
ancora mi chiama.
Un abito crema
per fare la ruota,
il sorriso buono e cieco
della bisnonna,
i pomeriggi di agosto
a seguire file di formiche,
i silenzi freddi e forti della casa.

La mia infanzia
bussa alla porta
io le apro, ogni tanto.
Gira per casa muta
è nel profumo di gigli
rubati a fine maggio,
nella ninna nanna
bisbigliata di notte,
nel quadro della Madonnina
con gli occhi azzurri
a capoletto.

La mia infanzia
è un’amica che vive lontano.
Mi prende la mano
e scrive,
scrive di noi.

BICE

Bice ha gli occhi grigi.
È minuta e le piace cantare.
Fiorin fiorello
l’amore è bello vicino a te.

Bice e Anita strusciano in piazza, ogni tanto.
Bice indossa camice con volant.
I soldati le guardano,
ma Anita è Anita.
Anita ha il fuoco dentro agli occhi.
Bice ha capelli nuovi di tifo
castani, lucentissimi.

Bice legge
legge di nascosto.
Porta gattini a casa,
frigge le alici,
arrotola trippa e serve vino.

Bice ha 20 anni e nessun fidanzato.
E’ bella Bice,
ma c’ha la risacca dentro
e la risacca abbaglia
chi non la sa guardare.

Bice scrive
e quando scrive è come un ricamo
fitto fitto di parole
scrive diari, poesie, preghiere,
piange per un pino abbattuto.

A fine agosto, Monopoli è una brace.
L’afa si addensa
filtra dai muri nei palazzi.
La sera, ghiaccio e anguria nelle ceste,
si va al mare. Ma Bice è a casa.
Chissà a cosa pensa,
se si massaggia le caviglie bianche
se gratta la nuca di Nerone
se legge a bassa voce oppure prega.
Un colpo al portone, secco, uno solo.
Un cacioricotta galeotto
e un breve messaggio.
Bice non lo dice,
ma la sua risacca si fa mare.