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Tag: Contraddizioni

La consapevolezza delle «Contraddizioni» e il «datario con in calce tre puntini» (n.116)

Un nuovo punto di vista sull’opera prima di Vito Davoli a vent’anni dalla sua prima uscita.

A quasi vent’anni dalla sua prima pubblicazione, Vito Davoli decide di rimandare alle stampe la sua prima raccolta di poesie Contraddizioni quasi come sollecito alla memoria e preludio a un discorso lasciato a metà: la pubblicazione del secondo volume della trilogia delle Contraddizioni, appunto, di prossima pubblicazione.

Un testo che ho profondamente amato giacché il percorso emotivo-esistenziale che Vito Davoli compie nella sua opera Contraddizioni sembra finalizzato ad una profonda analisi interiore attraverso la quale il poeta, addentrandosi fin nei più profondi recessi della propria anima («Ecco ora invasa la mia roccaforte fin dentro le segrete»), perviene ad una più precisa consapevolezza di se stesso, della propria arte, del proprio destino («Mi dimeno nel cercare chiarezze e sensi di marcia»).

Rodolfo Lettore legge «Madri» di Vito Davoli. Videopoesie.

Rodolfo Lettore è lettore professionale prevalentemente di poesia. Opera sul web e sui social scegliendo autori e poesie di suo gradimento e dando vita a letture di versi a lui congeniali.

«Contraddizioni» di VITO DAVOLI: per più versi e misteri. Giudizi critici alla prima edizione (n.116).

«Il consumo delle “Contraddizioni” sembra il principio (o l’indizio) ispirativo di questo esordio poetico: V. DAVOLI, Contraddizioni, pp.104, Edizioni Leucò, Molfetta (BA) 2001.

Il tempo, i modi, i luoghi, la festa, l’inverno, il fatto locale, la favola accesa da un ricordo, la sera, la terra, il giorno e innumerevoli altri propositi e proposte tematiche che sono alle origini e al centro della Cosa.

«Contraddizioni» Poesie scelte di Vito Davoli

Vito Davoli

Madri

Madri dei miei peccati
e di ogni desiderio, dove siete?
Madri che partorite senza posa
stanchi destini in tempi irrealizzati.

Non ho memoria di sentieri scelti:
solo di scorciatoie da spianare
tirando erbacce al dorso dei ciglioni.
Madri, io sono solo

e dovrei vergognarmi di quest’urlo?
Io non riesco a sentire il mio lamento:
lo vado propagando come il corvo
che più di ogni altro crede nel suo canto.

Madri, sono lì immobile
sgargiante e fluido come il fantasma di Münch,
livido e impreciso come il ragazzo di Shiele
madri, sono soltanto
un figlio controtempo,
un inno alla vittoria prima della battaglia,
al silenzio una voce in controcanto.

Madri, forse non sono e non sarò
che un intimo e raccolto risvolto di qualcosa.
Appartengo ad ogni Storia che sia stata consumata,
un datario con in calce tre puntini…

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