Vito Davoli

Madri

Madri dei miei peccati
e di ogni desiderio, dove siete?
Madri che partorite senza posa
stanchi destini in tempi irrealizzati.

Non ho memoria di sentieri scelti:
solo di scorciatoie da spianare
tirando erbacce al dorso dei ciglioni.
Madri, io sono solo

e dovrei vergognarmi di quest’urlo?
Io non riesco a sentire il mio lamento:
lo vado propagando come il corvo
che più di ogni altro crede nel suo canto.

Madri, sono lì immobile
sgargiante e fluido come il fantasma di Münch,
livido e impreciso come il ragazzo di Shiele
madri, sono soltanto
un figlio controtempo,
un inno alla vittoria prima della battaglia,
al silenzio una voce in controcanto.

Madri, forse non sono e non sarò
che un intimo e raccolto risvolto di qualcosa.
Appartengo ad ogni Storia che sia stata consumata,
un datario con in calce tre puntini…