A. SANTOLIQUIDO, Una vita in versi, LB Edizioni, 2018

Una vita in versi, curato da Francesca Amendola, con prefazione del Sindaco di Bari, pubblicato dalle LB Edizioni (2018), è certo un titolo corretto e opportuno per descrivere la poliedrica attività di Anna Santoliquido, una vita dedicata alla poesia e alla cultura e tesa ad intessere, altresì, reti e rapporti di collaborazione a livello nazionale e internazionale, non restringibili sicuramente ad un contributo di genere, malgrado la specifica attenzione riservata ai movimenti femminili nel campo della poesia.

Anna Santoliquido (Forenza, 28 settembre 1948)

Lucana di nascita e barese di adozione, Anna Santoliquido è una combattente accanita e fa bene Francesca Amendola, col suo sguardo di antropologa della cultura, a mettere in risalto i saldi legami che esistono tra la Santoliquido e la sua terra lucana. E, come sempre ci fa notare la Amendola, nella poesia di Anna, pur radicata in un mondo di riti e di miti terragni, vive lo sforzo di percepire l’afflato misterioso dell’universo, il ritmo segreto che avvince le creature e le cose.

Nascono qui le affinità elettive con i grandi poeti della tradizione italiana (più la sapienzialità di Luzi che lo snobismo montaliano) e con le grandi personalità della cultura lucana (Tommaso Pedio, Luigi Guerricchio, Rocco Scotellaro, Albino Pierro e Leonardo Sinisgalli, i cantori della febbre di azione e dell’inquietudine metafisica tra cui oscillano).

Il viaggio poetico di Anna Santoliquido si muove così sempre verso qualcosa o qualcuno che dia senso all’esistenza, versi di amore e di non facile speranza, sempre protesi, sul filo degli anni e degli eventi, a cogliere i segni dell’assenza e a decifrarne una possibile ri-articolazione.
Il libro contiene interventi di studiosi che, da vari punti di vista, cercano di leggere i riposti sensi della scrittura poetica di Anna Santoliquido ed è arricchito da un interessante corredo fotografico e da una bibliografia dedicata.

Gli interventi e le testimonianze scandiscono l’itinerario poetico e artistico di Anna, dalle iniziali raccolte in cui la scrittura era un lavico fiume di forza impetuosa tesa a imporre a tutti la presenza di una donna che faceva poesia nel Sud, a dispetto di tutte le limitazioni imposte da un contesto non sempre ricettivo, fino alla concentrata bellezza di un gioiello di classico nitore come i Versi a Teocrito, in cui, a mio giudizio, Anna Santoliquido ha raggiunto un risultato poetico di grandissimo rilievo, coniugando sacralità e mito in una scrittura di concentrata bellezza espressiva, dove neppure una sillaba è fuori posto e tutto congiura a costruire atmosfere di inquietante veggenza poetica.

A. SANTOLIQUIDO, Versi a Teocrito, Edizioni Progedit, 2015

I suoi versi coprono un arco di tempo che va dal 1981 al 2015, con vari e prestigiosi editori (dai Fratelli Laterza a Campanotto, dalla Vallisa a Progedit) e sono stati tradotti in numerose lingue (ungherese, serbo, sloveno, armeno, persiano, albanese).

Non si sottolineerà mai abbastanza (e lo fanno egregiamente i contributi dei numerosi critici letterari che si occupano delle raccolte poetiche di Anna che si dispiegano in un quarantennio) l’apporto che questa scrittura poetica ha dato al raccordo tra regione meridionale e nazione, elemento su cui è cresciuta in modo esponenziale negli ultimi venti anni la nostra produzione narrativa e poetica. E tuttavia Anna non si è limitata a scrivere tanto e bene, ma ha compreso per tempo che bisognava elaborare una strategia comunicativa di ampio respiro coinvolgendo tutti nel comune progetto di far crescere un’intera comunità, allacciando rapporti fecondi col mondo balcanico e con quella interessantissima cultura, promuovendo congressi e convegni con inesauribile spinta associativa, creando il Movimento Internazionale “Donne e Poesia”, spendendosi in una feconda simbiosi tra poesia e umanità, dimostrando, infine, che il calore meridionale può ormai dare vita a iniziative artistiche notevoli sul piano nazionale.

Certo, si è scontrata spesso, Anna Santoliquido, con sordità, indifferenza e anche spiacevoli e stuccanti malignità, ma ha sempre conservato uno spirito giovanile insaziabile di crescita e di sviluppo e perfino quando, posso testimoniarlo io, è stata spinta a muoversi su un terreno da lei poco frequentato, il teatro, ha offerto un contributo notevole con un testo, Il Battista, su cui mi sono soffermato io nelle pagine del volume. Un volume, voglio ripeterlo, col quale tutti i suoi amici la stanno celebrando, oggi, nella città, Bari, in cui, lucana di origine e orgogliosa delle sue radici contadine, ha operato con maggiore e significativa presenza.

Al di là di ogni altra considerazione, dettata dall’apprezzamento per il suo lavoro poetico e non solo dall’amicizia che da tanti anni mi lega a lei, vorrei ribadire che davvero il dono della sua scrittura, strumento fascinoso di emozione e di bellezza, è quel ponte tra interiorità e società di cui la nostra Anna, che qui, stasera, vogliamo festeggiare in serena e fraterna amicizia, discute spesso e sottolinea nei suoi interventi critici.

Festeggiamo, dunque, una donna e una intellettuale raffinata che, navigando un’area postermetica ricca di brividi metafisici, ci ha regalato una poesia che ci avvicina al grande mare dell’essere e del conoscere.


28 settembre 2018
Sala Massari del Comune di Bari

Ettore Catalano
(Università del Salento)