Riporto oggi alcuni interessanti testi poetici di Sonia Vivona (con breve nota biobibliografica), che appariranno sul n.117 della rivista letteraria LA VALLISA, in corso di stampa.

Sonia Vivona, Tecnologa CNR e Counselor in Antropologia Personalistica, nasce a Belvedere M.mo (CS) e vive e lavora a Rende (CS). Ha pubblicato vari scritti in riviste ed antologie e tre sue raccolte poetiche: Prendimi per mano. Per volare verso nuovi gradi di libertà, Aletti Editore 2016; C’è tutto un mondo intorno. Così lontano, così vicino, Aletti Editore 2017; Come Fiore del Deserto, Pellegrini Editore 2020.

Vincitrice di numerosi premi e menzioni d’onore (1 Premio Maria Cumani Quasimodo 2017, 2 Premio Salvatore Quasimodo 2018, 3 premio Aeropago Letterario di Fisciano, SA) è curiosa delle vita e appassionata di lettura e scrittura che non finiscono mai di stupirla e nutrirla.

LE TUE MANI

Ruvide
le tue carezze
Odorano di terra e fatica.
Mani
Instancabili, libere
si arrampicano
sui muri lisci
delle stanze della vita.
Da sempre.
Abili conoscitrici dell’impegno
dell’ingegno
E dell’amore instillato ogni giorno
nella cura
nell’attenzione
In coccole al sapore
di lagane e ceci
di mostaccioli, di bucato pulito.
Poche le carezze ricevute.
Troppo difficile il tempo
vissuto tra guerra e povertà
Ma le tue mani, madre
Profumano di dignità.

IN VOLO

Squarcio
cieli e nuvole
di ogni stagione,
spiegando
lame taglienti
senza libertà.
Sogno – sì, sogno!
ad occhi
sempre aperti –
mète
di sconosciuta
memoria.

L’URLO

Fuori il sole muore
Nel sangue
Su strade solitarie
Come me

Preme l’angoscia
Annegata
Nel tran tran quotidiano
E il cuore non vuole
Fermare
La sua folle danza.

Fantasmi del passato
Affiorano.
Li guardo:
Non m’incantano più!

E urlo, urlo, urlo
Urlo
Vomito silenzi di
Parole non dette
Mi svuoto:
Sono cielo
Rosso sangue.

CANZONE

Nascondo il viso tra le mani
Provando a cancellare i miei ricordi
Che impregnano di lacrime il domani
Urlo in un mondo di sordi
La mia voce si perde nel vento:
quanto durerà il mio tormento?

Vicino alla terra voglio stare
Tra le foglie che danzano leggere
Un ritmo lento per non soffocare
Immergermi nelle dolci primavere
Quando tutto sembrava miracolo
E nessuno si sentiva così solo.

Di rosa il mandorlo vestito
Spandeva la sua luce suadente
Un sogno che sembrava ardito
Nasceva dal desiderio seducente
Ti cerco ancora mia anima ribelle
Perduta e ritrovata tra le stelle.

FORSE

Forse tornerà
in questa fredda solitudine
il calore della vita,
dei baci e degli abbracci
goduti e ora perduti.
Nuda davanti a me stessa
odo pulsare il cuore.
Come lancette dell’orologio
il suo rintocco
mi sveglia dal torpore.

Dovè la vita?

Nell’ombra
si aggira il fantasma
dei giorni passati,
come lama affilata
incide
le lacerate ferite.

Senza alcuna pietà.

Urla il dolore
muto da troppo tempo!

Nel bozzolo di sangue e terra
la mia giovane crisalide
danza sorridendo.