I transatlantici sono stupendi
ma non distraggono l’uomo dall’idea fissa dell’eterno

Sono due versi tratti dalla poesia Il poeta knock-out, che fa parte del libro O visionario, del poeta brasiliano Murilo Mendes (1911 – 1975).

Murilo, nato a Juiz de Fora, nello Stato di Minas Gerais, fu avviato alla poesia da ragazzino da un poeta locale, tale Belmiro Braga. E, ancor di più (dichiarò in seguito) dal passaggio della cometa di Halley per i cieli del Brasile. Quel passaggio segna per lui la rivelazione della poesia.

Siccome è un discolo, viene rinchiuso in un collegio, ma scappa per assistere a uno spettacolo di Daghilev. Legge a più non posso: Voltaire, Nietzsche, Rimbaud, Apollinaire, Reverdy. Si appassiona al movimento modernista.

Si impiega in banca, ma ormai gli interessa solo la poesia, comincia a pubblicare i suoi versi sui giornali di Rio de Janeiro, dove intanto si è trasferito. Entra in corrispondenza con Chagall, pubblica Poemas (1930) e poi, in sequenza, Tempo e eternidade (1935), Janela de caos con litografie di Picabia e Siciliana, con prefazione di Ungaretti.

M. MENDES, L’occhio del poeta, Gangemi Editore 2022

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Viaggia per l’Europa, finché si sistema a Roma dove insegna Letteratura brasiliana nella Facoltà di Lettere. Intanto la sua poesia fa il giro del mondo, lui scrive i Murilogrammi, brevi poesie dedicate a grandi autori e artisti, come quella in ricordo di Antonio Machado:

Portavi in tasca il futuro
Surrealista ortodosso
Libero anarchico senza bombe
Più cristiano lo so che marxista
Fosti involontario del caos.
Con una nube personale a tracolla
Distratto prendesti per sbaglio
Senza passaporto
L’aereo Morte K N.666

Le sue descrizioni di eventi, luoghi e momenti di vita quotidiana sono memorabili, come memorabile è Siesta:

Il sole batte in pieno sulle vecchie case.
Il mare fa l’altalena,
molle amaca senza un corpo di mulatta,
verde azzurro lilla di nuovo verde.
Le spiagge sbadigliano pigre,
è l’ora delle linee riposanti.

Il clacson lontano di una automobile
Arriva fin qui con un suono di lundù.
Un mulattino perfettamente disegnato
succhia pian piano un leccalecca.

Dentro le case pensose
Le ragazze cadono nel torpore.

La musica delle segherie aumenta la sonnolenza…
I bottegai fanno il tifo perché non arrivino compratori.

In soli 14 versi Mendes riesce a rendere magnificamente il momento quasi ‘sacro’ della siesta pomeridiana: il sole, l’amaca, le spiagge, un’automobile lontana, un mulatto che passa, le segherie, i bottegai danno vita a un’immagine corale.

Tutto il mondo si ferma all’ora della siesta. La magia di questo testo è negli aggettivi: la molle amaca, le spiagge pigre, il mulattino magro, le case pensose), nella vena ironica e nelle formidabili immagini:

—‘Un mulattino perfettamente disegnato’ ( è così perfetto nella sua ‘mulattinità’ che pare disegnato)
—Le ragazze ‘cadono nel torpore’ (e’ una ‘caduta’ che rimanda al dormiveglia dove – forse – i sensi si sbrigliano, qui la vena erotica è evidente)
— I bottegai che fanno il tifo perché non arrivino compratori è fenomenale; è assai più importante – in questa cultura – (brasiliana, ma anche mediterranea) la siesta rispetto al denaro. Gli stili di vita millenari valgono più di qualsiasi altra cosa. E, poi, quel ‘fanno il tifo’ come se fossero tifosi di una squadra di calcio…

Tante poesie di Murilo Mendes andrebbero lette e rilette. Concludo con un’altra perla: ’Solidarietà’:

Sono legato per eredità di spirito e di sangue
al martire, all’assassino, all’anarchico.
Sono legato
alle coppie sulla terra e nell’aria,
al bottegaio qui all’angolo,
al prete, al mendicante, alla donna di vita,
al meccanico, al poeta, al soldato,
al santo e al demonio,
costruiti a mia immagine e somiglianza.

Nulla di umano mi è estraneo, come scrive Publio Terenzio Afro. Murilo Mendes riprende la celebre frase del commediografo cartaginese e ne fa un testo poetico meraviglioso. Siamo apparentemente diversi, ma alla fine siamo simili, con il bene e il male miscelati in noi. Siamo parti di una stessa catena chiamata umanità.

Daniele Giancane