Di Alejandra Pizarnik ben pochi sanno qualcosa. Magari qualcuno la ricorda come traduttrice delle opere di Calvino, ma quasi nessuno per la poesia.

Eppure la Pizarnik (1932 – 1972) fu una poetessa raffinata e inquieta – sempre in balia di psicofarmaci, certamente attratta da persone dello stesso sesso, morta suicida (ad appena 40 anni) ingoiando 50 pastiglie di Seconal. Lasciò un biglietto: «Non voglio andare / nulla più / che fino al fondo».

Nata a Buenos Aires da famiglia di immigrati russi ebrei, pubblicò il primo libro nel 1965: La tierra mas ajena, cui ne seguirono molti altri. Cortazar era un suo ammiratore. La poesia della Pizarnik oscilla tra il realismo e il surrealismo. Di seguito alcuni suoi testi straordinari.

A. PIZARNIK, La tierra mas ajena, Otella al mar 1955

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CHI ILLUMINA

Quando mi guardi
i miei occhi sono chiavi,
il muro ha segreti,
il mio timore parole, poesie.
Solo tu fai della mia memoria
una viaggiatrice affascinata,
un fuoco incessante.

INCONTRO

Qualcuno entra nel silenzio e mi abbandona.
Ora la solitudine non è sola.
Tu parli come la notte.
Ti annunci come la sete.

L’OBLIO

Sull’altra sponda della notte
l’amore è possibile
– portami –
portami tra le dolci sostanze
che muoiono ogni giorno nella tua memoria

Daniele Giancane