Ridiamo un po’ con la poesia comica di Aldo Fabrizi, lo straordinario attore di Roma città aperta e Mio figlio professore, di Guardie e ladri e Campo de’ fiori, sempre accanto ad altri mostri sacri del cinema come Anna Magnani e Totò.

Ma Fabriz, si sa, era un arguto poeta ‘alimentare’: le sue ricette e la sua descrizione di piatti della tradizione culinaria romana sono ineguagliabili.

E, naturalmente, sempre conditi con la sua irresistibile comicità, tanto che il testo letterario spesso termina quasi con una battuta, un motto di spirito. Come la poesia seguente – in un dialetto romanesco comprensibilissimo, a proposito della ‘dieta’.

Commenda caro, è d’uopo che lo dica
ma l’italiano, escluso il proletario,
pappa tre volte più del necessario,
sottoponendo il cuore a ‘na fatica.
Di fame, creda, non si muore mica,
piuttosto accade tutto l’incontrario,
e chi vol diventare centenario
deve evità perfino la mollica.
Perciò m’ascolti, segua il mio dettame;
io quando siedo a tavola non m’empio
e m’alzo sempre avendo ancora fame!
Embè quanno che ar medico ce credi,
bisogna daje retta: mò, presempio,
l’urtimo piatto me lo magno in piedi!

Aldo Fabrizi

Daniele Giancane


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