Agim Mato, Saranda 1947

Riporto un post scritto tempo fa.

Se ci si reca a Saranda, nel Sud dell’Albania, per il convegno annuale indetto dai poeti della ‘Trireme ionica’, Agim Mato vi farà visitare – come tappa d’obbligo – le rovine di Butrinto, a qualche chilometro dal centro abitato. Non si tratta di una gita turistica tout court, ma dell’immersione in un mondo mitico e favoloso. La Butrinto, ‘inventata’ dai romani sotto l’Impero di Augusto, appare con le tracce del suo acquedotto, delle sue terme, del foro, lungo percorsi che danno sul mare, in un’atmosfera incantata. Non è un caso: Agim Mato (1947), uno dei più grandi poeti dell’Albania di questi anni, ha fatto di Butrinto una sorta di luogo dell’anima:

Passeggiamo su rovine di civiltà,
coperte dai boschetti di alloro
come dalla loro gloria

Le colonne con i capitelli che si elevano dalla terra
somigliano ai trinchetti delle navi affondate

Antichissima terra. Qui a scavare
ti pare di toccare la mano di una statua
che si tende a te per aiuto.

Le anfore nel cortile del museo si riempiono di sole.
Quando se ne vanno i visitatori escono le statue a sgranchirsi
le gambe
dal lungo tempo che fanno le guardie d’onore alla storia

La poesia di Mato è complessa e variegata: in essa c’è l’oppressione della dittatura che gli tolse beni e possibilità di realizzarsi, c’è il mito antico nel quale il poeta è ancora avvolto, c’è la meditazione sull’esistenza.

Mato pubblicò il suo primo libro nel 1969: “Jug” (Sud) e nel 1974 il secondo (“Sulla soglia delle nostre case”), poi l’oblio cadde su di lui come su tanti poeti e intellettuali albanesi. Dalla censura di Stato gli venne tolto il diritto di pubblicare. Lunghi anni di silenzio e di sofferenza, dove Agim si adattò a qualsiasi lavoro per sopravvivere, poi finalmente – con la caduta di Enver Hoxa – riprende a pubblicare : ”L’essenza delle parole”, ”Fuori dall’eclisse”, ”Immersione”, ”Navigazioni”, ”Polvere d’oro dell’eternità” sono i libri che si susseguono e che lo fanno conoscere non solo in Albania, ma nell’Europa intera. In Italia, ho qui fra le mani il libro ‘Giardini della memoria’(2018). Ma non si accontenta di essere un raffinato poeta: inventa una casa editrice: ’Milosao’ con la quale stampa volumi di poesia di tanti autori.

Credo che, al fondo dell’ispirazione di Agim Mato, ci sia una forte ‘sacralità del vivere’, che è quella che costituisce il substrato della cultura mediterranea. Leggere le poesie di Mato è un’esperienza di ‘ritorno a casa’: è come se lui ci facesse vedere qualcosa che abbiamo dimenticato, persi come siamo in un mondo senza memoria. Per esempio, il suo ‘culto’ per gli ulivi, come emerge dal testo seguente:

Secolari ulivi incurvati
lungo le case,
le vie e il mare
dai rami fioriti dell’oggi.
Secolari ulivi incurvati
dal penso di centinaia di anni,
giunti fino a noi così, aridi e neri,
geroglifici incomprensibili
in questo verdeggiare.

Chi mai potrebbe negare che queste file di ulivi
piantati dalle mani dei nostri Illiri,
siano i paragrafi di un trattato di pace?
Guarda questo ulivo di Himara
spaccato in due,
dove si agganciavano un tempo le navi
Quale gloria cantano
gli ulivi di Croia
raggruppati
nelle piazze,
sull’orlo dei precipizi
che trattengono l’antico castello con le loro radici?

Ci vuol pazienza per capire i misteri di un incavo
dove celavamo la nostra infanzia,
un talismano, una bambola di pezza,
e le fiabe che risuonavano nei focolari notturni

Secolari ulivi incurvati
lungo le case,
le vie e il mare,
ulivi silenziosi come bardi ciechi
che all’improvviso accordate le arpe
al primo soffio di vento.

Qui gli ulivi paiono umani. Incurvati dagli anni, antichi e saggi. O forse più umani degli umani. Ulivi che nascondono segreti inaccessibili. Che per essere davvero compresi richiedono pazienza e ‘ascolto’. Che avverto noi tempi tremebondi, che sentono che l’aria si è fatta irrespirabile perché il mondo è ormai inquinato, come si legge in ‘Tre visioni’:

Sono venuti tempi difficili, disse l’aria.
Migliaia di comignoli mi entrano in corpo come aghi
avvelenati
sconvolgendo il mio sangue azzurro…”.
Eppure siamo in un luogo incantato, luoghi di
“Isole antiche agli incroci del Mediterraneo
dove le onde del destino
sbatterono Ulisse.
Dalla tasca di quale divinità
siete caduti così
a caso
diffuse sui mari?

Vorrei citare molti altri testi di Agim Mato, ma termino con una breve e meravigliosa poesia, che ci riporta al suo rapporto profondo e sacrale con la natura tutta, che è percorsa da un senso e da una ‘necessità’ che è sconosciuta al poeta (e a tutti gli uomini) :

Sono colto dall’invidia quando penso che una sola radice
d’ulivo
può superare la mia utilità,
quando un fiore con le sue luci e le sue linee
supera le mie poesie,
quando un’ape ritorna dal pascolo carica di nettare
ed io chiedo conto a me stesso alla fine di ogni giorno,
quando un astro segna esattamente la sua via
e a me occorre molta fatica per trovarla.
Ogni volta che penso a tutto ciò
cerco di avere entro di me
un ulivo
un fiore,
un’ape
e una stella

Mi avvertono che Agim Mato, il grande poeta albanese (precisamente di Saranda, Sud dell’Albania),è deceduto. Era un poeta vero: alla lettura delle sue poesie il pubblico si commuoveva. L’ho accompagnato in diverse scuole e sempre i ragazzi erano rapiti dalla sua poesia e dalla sia tormentata biografia. Era una persona mite, una persona dolce. Il mondo è più povero senza di lui.