Fedele al suo stile, denso, per nulla compiaciuto – che, a giudicare da certi riferimenti biografici e allusioni private, dev’essere anche uno stile di vita –, Giulia Notarangelo pubblica il suo secondo libro di poesia, Come se il tempo.

E appunto come se il tempo non passasse per lei, si scopre la stessa autrice del primo libro, La teca di cristallo, di tre anni fa (in quella “teca”, chissà quanto metafora del fare poesia, ancora lei si protegge). Sfida e scudo all’indifferenza, all’ipocrisia, “a tanta indifferente ipocrisia”, la sua ricerca poetica la porta in salvo (almeno provvisoriamente) in un sorriso, in uno sguardo compassionevole, senza eccessi verbali o sentimentali, composta anzi la sua attenzione al mondo in un abbraccio discreto, in poche parole mirate.

G. NOTARANGELO, La teca di cristallo, Tabula fati 2015

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Così la sua vita sofferta, e sia pure ricca di soddisfazioni umane e professionali, si riscatta e si rilancia, facendo “scivolare le parole come granelli di sabbia”, e lenisce, cancella il dolore.

È una dichiarazione “pessi/ottimista”, come Giulia definisce sé stessa, dichiarandosi ormai rassegnata al mondo – ma non ancora doma, “mai paga”, anzi convinta cercatrice di bene. È vero, deve appoggiarsi ai ricordi, rievocare figure amiche, navigare il sogno (struggente desiderio, come scrive nel testo conclusivo di Come se il tempo); è vero anche, proprio perché il tempo passa inesorabile e sembra rubarci illusioni e speranze, che bisogna saperlo affrontare, combattere.

Giulia Notarangelo litigava col tempo già nel suo libro d’esordio, ma seminava “briciole di speranza”, malgrado “gli inganni del cuore”: la sua poesia le ha sempre consentito spazi di esistenza nei quali sapersi più forte, dai quali trarre buoni auspici. È una formula che risolve problemi difficili, la pratica della poesia, finanche modulando versi dall’aspra scansione, tentando vette espressive con (apparente) minimo sforzo e (profondi) esiti di umana confidenza. Come se il tempo (da apprezzare al solito l’eleganza della confezione editoriale) si articola in due sezioni: “Haiku” (appena tredici, stilettate di “parole sfida”, anche se “senza peso” – il peso lo avranno quando toccheranno un’anima sorella), e “Memoria”, sezione molto più corposa, ricca di emozioni partecipate.

G. NOTARANGELO, Come se il tempo, Tabula fati 2018

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Testi a volte rarefatti nella scrittura, a misurare un tempo interiore, sempre scandito nei versi come fossero momenti condivisi. Come se il tempo, appunto, fosse per lei solo quello del calendario, non una forza nemica che scava dentro… Dentro, invece (e lo confessa nell’epigrafe dantesca: “Io mi son un che, quando Amor mi spira…”) ha una passione che urge e vuole comunicare un’interiore dimensione bisognosa di “altri”, di confronto umano, nella decisa aspirazione ad un “oltre” ancora lontano ma prossimo all’orizzonte.

Giuseppe Napolitano