DONNE DI PUGLIA DELL’ OTTOCENTO

Giulia Notarangelo, Jole de Pinto

Introduzione

Sulla scorta di una storiografia consolidata, Jole de Pinto tra la congerie dei fatti e avvenimenti riesce a cogliere alcune pagliuzze d’oro per offrirci un quadro demitizzante e piuttosto insolito della storia del Sud con tono spesso ironico e un linguaggio che con poche frasi scolpisce efficacemente i vari personaggi.

prof. Francesco Bellino
direttore Dipartimento Bioetica – Università di Bari

Recensione

Libro patinato, elegante, ricco di immagini pregiate e pregevoli. Lo definirei un raffinato volume di consultazione, una piccola enciclopedia che ci schiude orizzonti mai troppo esplorati sia pur circoscrivendo, ma non troppo, l’analisi. Non è solo delle Donne di Puglia dell’Ottocento che si parla ma si va oltre, estendendo lo sguardo all’Italia e all’Europa del Risorgimento, alle sue atmosfere, alla temperie culturale. È uno sguardo a tutto tondo che non risparmia gli aneddoti né la notizia curiosa, sempre e comunque documentata. È uno studio, fatto con cura e meticolosità. Si avverte e traspare il lavoro di anni ed anni di ricerca.
Quella di Jole de Pinto è una indagine che oltrepassa i luoghi comuni e il sentito dire; è anche un abbattere pregiudizi dettati dalla comune storiografia, da una visione della Storia raccontata dai vincitori. È come un dire: “ci siamo state anche noi, Donne di Puglia, e non solo”. È un susseguirsi di figure femminili tratteggiate con garbo e delicatezza senza nulla omettere, neppure i particolari meno edificanti. La donna non perde mai la sua dignità, nel bene e nel male, e non c’è giudizio morale da parte di chi scrive che lascia che i fatti parlino da sé. Attraverso luci ed ombre, Jole de Pinto ha tracciato una nuova via Appia antica con i suoi cippi dalle epigrafi parlanti.
Tutte le categorie sociali, sia di alto lignaggio che di umili origini, sono rappresentate tra queste “Donne dell’Ottocento” – patriote e brigantesse – in una sorta di sempiterna “livella” che le accomuna per grinta, impegno e intelligente dignità.
Appassionato ed appassionante il profilo della patriota Antonietta De Pace (salentina) a cui la Nostra dedica un capitolo a parte: «Anche lei – Antonietta de Pace – fu arrestata per cospirazione […] e al momento dell’arresto ebbe il coraggio di ingoiare due proclami del Mazzini, dinanzi al temibile commissario borbonico, il Campagna, ed a altri armigeri, ai quali disse che si trattava di pillole» (cit. pag. 95 e segg.).
Il libro è anche un’occasione per uno sguardo di insieme sul Risorgimento, i suoi uomini, gli eventi, i punti di vista della critica, anche contemporanea; è uno spaziare dall’Ottocento a giorni nostri con maestria; è un saper volare da un secolo all’altro con gentile naturalezza. Si sente il tocco femminile nel dettaglio, nel particolare, utile a dare la visione d’insieme.
La prima eroina appare Anita Garibaldi con la sua duttilità e la sua passione che la portano ad essere donna-madre, ma anche e soprattutto patriota, che non rinuncia al suo ruolo paritario nella società e alle sacrosante aspirazioni al di fuori della famiglia.
Donne di Puglia dell’Ottocento è un tragitto corredato da testimonianze degli storici del tempo (Fortunato, Cuoco, Colletta, Botta) e da letterati
(Manzoni, Goethe, Dickens e Stendhal). Il libro non segue un disegno preciso, ma si snoda tra temi e personaggi, dai più umili agli eccelsi. Patriote e brigantesse si alternano in una ininterrotta galleria di immagini e parole. Sembra di essere in un museo.
In un avvicendarsi di fatti grandi e piccoli, di piccole e grandi storie, di figure, figuranti e figurine, c’è un universo variegato, corredato da un’ampia storiografia che va, per citare i più recenti, dal Massari, al Mack Smith, al Montanelli e a tanti altri. È un omaggio alla donna non trascurando l’apporto maschile.
Una seconda parte è riservata alle Donne di Cultura e d’Arte dell’Ottocento: artiste, poetesse, narratrici e non solo. A tal proposito diverse
pagine sono dedicate “al filone dell’improvvisazione”: «Se poi fosse vera
Arte o Poesia non si deve giudicare», dice chi scrive.
Non concordo sulla chiusa di Jole de Pinto. Il ruolo della donna non è
stato “marginale” ma piuttosto poco riconosciuto e apprezzato. Si potrebbe, a mio avviso, trasporre in video questa galleria sì da farne un film-documentario per rispolverare dall’oblio ciò che andrebbe invece valorizzato e custodito.
UNICUIQUE SUUM!

Giulia Notarangelo