Carne e sangue, finalmente!
Un titolo che è una svestizione intima e pubblica, che si libera di quella corazza pseudo spiritualista tutta italica onnipresente in tanta poesia.

Che invece di essere l’arte più in sincronia con il proprio corpo e le sue pulsioni passionali, rivolge sempre gli occhi al cielo assolvendo ad un dovere catto-scolastico che gli impone di ascendere a un concetto trito e mistificatorio di sublimazione.