PER LUIGI NON ODIO NÉ AMORE

Gianni Antonio Palumbo
Che fine ha fatto il giovane insegnante Mattia Landi? Qual è la causa della follia della bella Eleonora, amante dell’uomo? Cosa si cela dietro il misterioso affare di via delle Ortensie? Nell’anno 1978, presso l’immaginaria cittadina di Candevari, nella provincia brindisina, prendono avvio le indagini del commissario Fano e della sua zelante e affascinante collaboratrice Marta. L’obiettivo punta alle due istituzioni scolastiche del posto, il Principe Amedeo e l’Accademia Amaranta. Un accademico manipolatore, fanatico ammiratore di Robespierre, un amore omosessuale fiorito nella clandestinità, un docente scivolato giù dalla torre campanaria della Chiesa della Maddalena, l’angelicismo fasullo di alcuni studenti e infine una misteriosa ragazza che vive nascosta in biblioteca… Sono questi gli ingredienti di una fiaba nera che ti cattura gradatamente sino al sorprendente finale.

Recensione

Compie un anno l’ultima fatica letteraria di Gianni Antonio Palumbo “Per Luigi non odio né amore”: un giallo edito dalla casa editrice “Scatole parlanti”, (VT), 2020, che vanta un deciso successo tanto di pubblico quanto di critica.
Non è strano parlarne a distanza di un anno dalla sua uscita. Ci sono testi che valgono e che vale la pena tenere sotto i riflettori affinché, a dispetto della velocità frenetica con cui tutto si consuma e si dimentica nella contemporaneità e contro gli edonismi, i narcisismi e il marketing perverso dell’editoria italiana negli ultimi decenni, resti traccia di contributi ritenuti pregevoli quando, anche attraverso un giallo, si fanno veicoli valoriali evidenti.
Un’opera, quella di Palumbo tutta tesa a provocare nel lettore immedesimazione strutturando una narrazione che lo tenga in tensione fino agli epiloghi della vicenda.
«L’impronta inconfondibile dell’autore affida a un impianto puntuale ed erudito la tessitura di fondamentali e puntuali riferimenti storici e geografici attraverso i quali si snoda e si sviluppa il fatto letterario» (Vito Davoli). L’autore spazia attraverso un costrutto sintattico-linguistico differente facendo esprimere i protagonisti anche in dialetto brindisinu (salentino settentrionale), in italiano e attraverso citazioni latine e straniere, catturando anche e soprattutto in questo modo l’ attenzione all’evento. Sa giocare con il linguaggio, propone perfino delle competizioni al lettore e lo porta al fulcro di una narrazione mutevole e dalle innumerevoli prospettive, così come farebbe il raggio di luce inserendosi e attraversando il cristallo.
Gianni Antonio Palumbo è nato a Molfetta (BA) nel 1978; un anno, questo, particolarmente ricco di avvenimenti. Il 16 marzo 1978 gli uomini della scorta di Moro vengono uccisi da un comando delle Brigate Rosse all’incrocio tra via Fani e via Stresa. A Roma, il 15 giugno 1978 il Presidente della Repubblica, Giovanni Leone, si dimette a seguito delle polemiche innescate da voci su presunte irregolarità sue e dei suoi familiari: viene eletto il successore, il 9 luglio, Sandro Pertini, avvocato di Savona, socialista, icona dell’antifascismo, incarcerato e poi esule in Francia, combattente partigiano e infine presidente della Camera. Il 25 luglio 1978 nasce Louise Brown, il primo neonato concepito attraverso la fecondazione artificiale. Il 6 agosto muore Papa Paolo VI e gli succede, per un mese, Papa Luciani. Il 16 ottobre viene eletto Papa, Karol Wojtyla e questi sono solo i più salienti e significativi.
Dunque l’anno 1978 e il mese di marzo, data di nascita dell’Autore, sono riportati nel giallo, come un incontro, come dati non trascurabili anzi da considerare necessariamente. V’è da dire, inoltre, che Palumbo ha trascorso la sua infanzia a Brindisi e qui vi ritorna con ‘Candevari’, una città inventata, architettata dove reale e irreale si specchiano, dove gli spazi narrativi non sono geometrici ma pure mentali, appartenenti all’invisibile campo dell’immaginario.
I personaggi e i loro nomi, poi, non sono stati scelti a caso, per puro piacere personale, ma in funzione del tessuto storico e geografico di una vicenda fortemente caratterizzata sul piano sociale, abilmente descritta e quasi finalizzata proprio al coinvolgimento “reale” del lettore.
Ogni personaggio viene introdotto sotto diverse sembianze. La predilezione linguistica è sempre appropriata al contesto, alle circostanze in cui si verifica l’atto comunicativo. I personaggi sono dipinti in modo accurato e vivido, sia nell’aspetto, sia nei risvolti che accompagnano la loro personalità e la tonalità delle loro anime.
Regressioni e digressioni sono fornite nella giusta misura, onde consentire al lettore una migliore comprensione dei fatti narrati e dei momenti salienti delle storie di vita che hanno determinato i destini, i comportamenti e le scelte dei protagonisti.
Lo stile è moderno, esplicito, diretto. L’esposizione è scorrevole. La lettura procede velocemente, mai indugiante e tediosa.
Un lavoro letterario che conferma l’erudita, coinvolgente e affascinante scrittura di Gianni Antonio Palumbo.
Si tratta, in sostanza, di ore di lettura davvero interessanti. Sotto il profilo dell’aggiornamento, del completamento e del rinnovamento metodologico il giallo “Per Luigi non odio né amore” rimane, dunque, un’opera agli annali della storia locale e nazionale e non soltanto un ornamento da biblioteca.

Mimmo Amato

Video

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