Continuiamo nella carrellata di poesie e canzoni dedicate alle regioni (o alle città) d’Italia.

Oggi voliamo alto: il testo che segue è nientemeno che di Grazia Maria Deledda (1971 – 1936), premio Nobel per la letteratura del 1926, meravigliosa autrice di Canne al vento, Elias Portolu, Racconti sardi, Il vecchio della montagna, Cenere e via dicendo.

La Deledda coglie nel testo seguente il ‘carattere’ dei sardi, il loro essere una irripetibile mescolanza di popoli ed etnie, un crogiuolo di esperienze, un mondo intero. Terra di solitudine e di silenzi, di sole e di vendetta (almeno, in una Sardegna d’altri tempi). Testo essenziale e asciutto, com’è proprio della scrittura deleddiana, ma profondo e incisivo.

Noi siamo sardi.
Siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi,
romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi.
Siamo le ginestre d’oro giallo che spiovono
sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese.
Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo,
lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto.
Siamo il regno ininterrotto del lentisco,
delle onde che ruscellano i graniti antichi,
della rosa canina,
del vento, dell’immensità del mare.
Siamo una terra antica di lunghi silenzi,
di orizzonti ampi e puri, di piante fosche,
di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta.
Noi siamo sardi.

Daniele Giancane