Una poesia accattivante, una poesia che ti fa sentire a casa, viva, immediata, verde pur in una veste semplice, ma raffinata.

Una poesia ricca di ascendenze eppur originale, una poesia che riesce a coniugare sogno e realtà, ad amalgamare cuore e ragione, Natura, uomo ed Ecologia. E tutto avviene in maniera “lene” (Non è facile fare verde). In questo caso chi scrive riesce a rendere poesia lo slogan e il senso della sua Associazione di appartenenza, Fare Verde.

Ed è proprio la leggerezza di questa poesia a farci volare. Già la lirica di apertura contiene in nuce il modo di procedere di Sandro Marano. Quei tratti che caratterizzano il giardino, quell’accennare ai vecchi e ai loro compagni di vita, i ricordi mi appaiono sublimi. Le espressioni «le palme dondolanti» e «corteggiano le nuvole i pini» mi richiamano momenti familiari: Ali di foglie (cito me stessa1) e Alla sera di foscoliana memoria.

E non finisco mai di meravigliarmi di fronte allo stupore che in primis prova l’autore attraverso quella «inattesa letizia del giardino». Ed è proprio quell’in di inattesa a lasciarci senza parole. E poi, quel fascino della controra, che mi richiama il «Meriggiare pallido e assorto», quel “dolce far niente”, quell’impegno a “cambiare la rotta” per “ritrovare la giusta armonia” convivono accanto al comportamento dissennato dell’uomo che mette a nudo quelle «millenarie rughe di pietra» della Terra (Non è facile fare verde).

Sandro Marano

Quel gusto dell’enjambement e quel procedere per anafore (Non è facile) è un puntellare l’interiorizzazione di un problema che riguarda il nostro esserci sulla Terra e l’impegno a risolverlo attraverso «i piccoli gesti quotidiani /che tutti possono condividere: camminare, consumare meno e meglio/piantare almeno un albero». In questo modo tutto appare naturale, spontaneo , se pur indotto per emulazione, ma non per questo non è foriero di meraviglia per chi legge: «Non è facile fare verde/dentro di sé, fuori di sé/ se restano senz’ali le parole».

È un libro, questo, che mi ha catturato non solo per il suo aspetto minimalista, ma anche per la capacità affabulatrice e persuasiva dell’autore che con levità (Calvino docet) indica a noi umani un cammino giusto e condivisibile.

Nella terza lirica non mancano le suggestioni letterarie delle «canne agitate dal vento» e dell’invito ai figli a dimenticare i padri di quasimodiana memoria mentre le nubi «rapide corrono sopra di noi» (Un ciuffo di canne agitate dal vento). Fa capolino anche (E questa luna) una questione che da sempre agita ed ha agitato l’uomo: quello dei popoli perseguitati dalla Storia (in questo caso i Curdi).

Qua e là momenti di indimenticabile liricità («Tutto è avvolto da un solo colore») attraverso onomatopee, giochi di parole (compare, scompare), anafore, con quel mare ceruleo e quelle oche selvatiche che «sognano il sud» a cui fa da contraltare il vento (del nord) presente in altre liriche.

S. MARANO, L’inattesa letizia del giardino, Tabula fati 2021

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Emergono tra i ritratti della Natura (mare-terra) «quello del vecchio grassone ebbro di Coca Cola» (p.18). Persino l’apostrofe iniziale si stempera e diventa un arcobaleno (di buone intenzioni).

Mi affascina quella fanciulla con la fionda: mi richiama immagini dantesche del Paradiso terrestre .
La “clausura” forzata (Il silenzio delle piccole cose) diventa elogio del silenzio ed un’esortazione all’uomo a continuare, pur quando tutto sarà risolto, a dare ascolto «al silenzio delle piccole cose». E la Natura diventa, durante questa chiusura indotta «da un morbo venuto dalla Cina», consolatrice con quel «vento che dolcemente scompiglia le palme».

Il mare con la sua distesa è molto presente in Sandro Marano così come il ricordo di come eravamo attraverso la commemorazione di un amico ecologista scomparso. Il tutto diviene elegia così come nella poesia Una piccola farfalla color arancio, sempre dedicata ad un amico scomparso, ove si mescolano, con dolce sapienza, quotidianità e ricordi attraverso l’immagine di una farfalla color arancio con quella Natura che sempre e da sempre nel Nostro è protagonista.

Squarci lirici e panorami indimenticabili (p.32) accanto a punte di erotismo frammiste all’impegno civile movimentano e variegano questo pregevole scrigno poetico.
La ricerca dell’Armonia è il file rouge che segna e disegna questa silloge.

L’immagine della sabbia e della clessidra ci porta sulla scrivania del poeta, su quella pagina aperta, su un uomo «alla finestra ancora un po’sopra pensiero».

Giulia Notarangelo