Chi ricorda più Giacomo Zanella? Poeta veneto (1820 – 1888), studiò a Vicenza, amò profondamente la poesia di Leopardi, nonché Monti, Foscolo, Alfieri, Parini.

Si fece chierico e poi sacerdote. Istitutore di Antonio Fogazzaro, insegnò all’Università di Padova e fu Rettore di quella università.

Sostenitore del libro di Gioberti sul primato morale e civile degli italiani. Zanella fu un fervente patriota, tant’è che la polizia fece una perquisizione a casa sua e venne sospeso dall’insegnamento.
Pubblicò Versi (1868) e poi altre raccolte, fra le quali – soprattutto – Astichello ed altre poesie (1884).

La sua estetica fu legata ad Omero: precisione, sobrietà e purezza di forme. Alcune sue poesie divennero notissime, come Sopra una conchiglia fossile, che in tanti studiammo a scuola. E come la seguente Alloro-vite, i cui primi quattro versi ancora echeggiano, nella nostra memoria.

ALLORO-VITE

Odio l’allor, che quando alla foresta
le nuovissime fronde invola il verno,
ravviluppato nell’intatta vesta
verdeggia eterno,
pompa de’ colli; ma la sua verzura
gioia non reca all’augellin digiuno;
che’ la splendida bacca invan matura
non coglie alcuno.
Te, poverella vite, amo, che quando
fiedon le nevi i prossimi arboscelli,
tenera l’altrui duol commiserando
sciogli i capelli.
Tu piangi, derelitta, a capo chino
sulla ventosa balza. In chiuso loco
gaio frattanto il vecchierel vicino
si asside al foco.
Tien colmo un nappo: il tuo licor gli cade
nel’ondeggiar del cubito sul mento;
poscia floridi paschi ed auree biade
sogna contento.

Daniele Giancane