Figura originale, l’argentino Enrique Santos Discepolo (1901 – 1951), poeta, musicista, compositore. Uno di quegli intellettuali a tutto campo, sempre pronti a frasi memorabili: «Come i criminali, i fidanzati e come gli esattori, io ritorno sempre… nella mia arte comico e drammatico si mescolano sempre ,perché così è la vita… per questo io sono un controsenso perpetuo.

Le mie ammiratrici mi amano per i miei testi tristi, i miei amici per le barzellette”. Discepolo è stato autore di testi di tango, attore, autore teatrale, forse filosofo.

Caffé di Buenos Aires

Poeta lirico e nostalgico come nel testo seguente, in cui protagonista è un bar di Buenos Aires, dove si svolse – per il poeta – un vero e proprio itinerario di formazione: la prima sigaretta, i primi amori, il gioco d’azzardo, i sogni. Un bar-mito, ‘ di presuntuosi e di suicidi’, dove pullula tutto il bene e il male del mondo e circolano personaggi indimenticabili.

Enrique Santos Discepolo

Caffé di Buenos Aires

Da piccolino ti guardavo da fuori
come un qualcosa d’irraggiungibile;
il naso contro il vetro,
blu per quel freddo,
che poi, vivendo,
sentii dentro di me…
Come una scuola di tutte le cose,
già da ragazzo, stupito, mi hai dato
la sigaretta, la fede nei miei sogni
e una speranza d’amore.
Come dimenticarti in questo lamento,
caffè di Buenos Aires,
se sei la sola cosa nella vita
paragonabile alla mia vecchiaia.
Nel tuo magico miscuglio
di presuntuosi e di suicidi
imparai filosofia… dadi… gioco d’azzardo…
e la crudele poesia
di non pensare più a me stesso.
Mi hai fatto il regalo d’un pugno di amici
gli stessi che riscaldano le mie ore:
José, e il suo sogno,
Marcial, che ancora crede e spera,
e il magro Abel, che non sta più con noi
ma mi guida ancora.
Sui tuoi tavoli che non fanno mai domande
una sera ho pianto la prima delusione,
ho conosciuto i dolori,
mi son bevuto gli anni,
e mi sono arreso senza lottare.

Tango (Einaudi, 2004), trad. it. E. Franco, P. Collo

Alma de bandoneón

S’è detto che Discepolo è stato uno dei più grandi autori di tango (sia per la musica che per i testi). È una sorta di icona della ‘poesia del tango’, tant’è che i suoi testi vengono studiati anche nelle scuole e all’Università argentina, rilevando in questi testi delle assolute originalità, come il mettere in campo personaggi umili, della vita quotidiana e quasi ai margini della società.

S’è giustamente affermato (Vito Davoli ed altri) che negli studi attorno alla poesia i testi per il tango non vengono presi in considerazione. Il tango – che è musica, ma anche poesia, passione, sogno – subisce la sorte di quelle che risultano delle ‘sottoletterature ’: la fantascienza, per esempio (chi conosce i buoni autori della fantascienza italiana? Nessuno. Più di una volta ho chiesto a dei critici letterari: perché quando scrivi di analisi letteraria non citi mai la fantascienza? Perché la fantascienza non esiste nelle storie della letteratura?). O La letteratura per l’infanzia o i libri ‘gialli’. Tutte considerate ‘paraletterature’ o ‘sottoletterature, quando invece si tratta semplicemente di un pregiudizio: sono generi letterari che a volte offrono autentici capolavori.

È il caso della marginalità di Discepolo: il testo che segue Alma de bandoneon (degli anni ’30, ascoltatelo nell’interpretazione di Alberto Gomez, che era il preferito di Discepolo: qui allegato c’è l’LP intero, ma basta ascoltare ‘Alma…’) dimostra invece una profondità rara, un senso di struggimento per il suono del bandoneon (una sorta di fisarmonica): il bandoneon è ‘voce di sventura e di amore’, l’alter ego del poeta argentino. L’altra voce di tutti noi.

Alma de bandoneón

Yo me burlé de vos
porque no te entendí
ni comprendí tu dolor.
Tuve la sensación
de que tu canto cruel
lo habías robao, bandoneón…
Recién comprendo bien
la desesperación
que te revuelve al gemir
sos una oruga que quiso
ser mariposa antes de morir!
Alma de bandoneón
-alma que arrastro en mí-
voz de desdicha y de amor,
te buscaré al morir,
te llamaré en mi adiós,
para pedirte perdón,
y al apretarte en mis brazos,
darte en pedazos mi corazón.
Fue tu voz, bandoneón,
la que me confió el dolor
del fracaso que hay en tu gemir;
voz que es fondo de la vida oscura
y sin perdón, del que soñó
volar y arrastra su ilusión
llorándola…
Igual que vos soñé…
Igual que vos viví
sin alcanzar mi ambición.

* * *
Io mi burlai di te
perché non ti capii
ne compresi il tuo dolore.
Ebbi la sensazione
che il tuo canto crudele
lo avevi rubato, bandoneòn …
Adesso comprendo bene
la disperazione
che ti riporta al gemere
invocazione di una larva che chiese
di essere farfalla prima di morire!
Fu la tua voce, bandoneòn,
che mi confidò il dolore
del fallimento che hai nel tuo gemere;
voce che è il fondo della oscura vita
e senza perdono, di quel che sognò
di volare e trascina
la sua illusione piangendola…
Come te sognai…
Come te vissi
senza raggiungere la mia ambizione.
Anima del bandoneòn
“anima che trascino in me”
voce di sventura e di amore,
ti cercherò al morire,
ti chiamerò nel mio addio,
per chiederti perdono,
e nello stringerti tra le mie braccia,
ti do il mio cuore a pezzi.

Anima del bandoneón, Tango 1935

Anima del bandoneón, Tango 1935
Musica di: Enrique Santos Discépolo
Testo di: Enrique Santos Discépolo e Luis César Amadori

Daniele Giancane