Fatti non fummo a viver come bruti… Ma certe volte ci riusciamo benissimo!

È in programma per domani, 18 dicembre 2021, e in replica per domenica 19 dicembre presso il Teatro Barium a Bari, la prima del nuovo spettacolo di Alfredo Vasco ispirato all’ Inferno del Sommo Poeta e contestualizzato in relazione al mostro di Taranto.

Un’idea che nasce quasi per caso, all’improvviso – come dichiara lo stesso regista in un’intervista a Sandro Marano edita su Barbadillo.it (https://www.barbadillo.it/102158-dante-inferno-ilva) – «una folgorazione. Una intuizione. Mi dibattevo da quasi un anno con l’Inferno di Dante. Volevo raccontarlo. Sottolineando la sua contemporaneità. Ma senza tradirne lo spirito e i contenuti. Dante è stato raccontato in tutte le salse. Dal Benigni istrione alle grotte più profonde. Vagolavo. Improvvisamente mi sono imbattuto in un Inferno più vicino a noi. Un Inferno che si può toccare con mano. L’Ilva di Taranto. Io continuo a chiamarla così. Perché così si è sedimentato il Mostro nel nostro immaginario collettivo. E tutto è stato chiaro. Dovevo raccontare i due Inferni. Quello senza tempo del Sommo Poeta. E quello del nostro tempo».

Una particolarissima contestualizzazione dell’opera assoluta di Dante, declinata secondo le matrici del teatro a cui Alfredo Vasco fa riferimento come attore e come regista: un teatro di emozioni, di pugni nello stomaco da rimanere senza fiato affrontando i sentimenti della rabbia e del dolore vis-a-vis attraverso la lente di ingradimento del palcoscenico che per il regista non è affatto “teatro politico” ma un percorso di partecipazione e commozione che non può che passare per una presa di coscienza che, attraverso la rappresentazione, diviene consapevolezza.

Così questa consapevolezza si nutre non solo di immaginario ma anche – coraggiosamente – di cronaca che segna tutta la distanza e rende chiara la scelta del regista di sottolineare la distanza dal politico: «Quattro storie vere – prosegue Vasco – ed un fatto di cronaca. Testimonianze drammatiche. Urla, denuncia, dolore: Una mamma che ha perso la figlia. Una figlia che ha perso entrambi i genitori. Una giovane donna che ha perso il suo fidanzato. Una donna condannata all’infertilità. Una volontaria nel reparto di oncologia pediatrica. Testimonianze vere, frutto di interviste con le protagoniste del dolore. Per raccontare il mostro che divora le vite. Per raccontare le vite divorate dal mostro. E l’urlo si leva al cielo: “Il nostro inferno!”».

Così l’attore e regista Alfredo Vasco, forte della propria esperienza teatrale e delle pregevoli collaborazioni in cartello (tra cui ricordiamo Nicola Accettura, Lidia e Silvia Cuccovillo, Barbara de Palma, Erika Lavermicocca, Antonella Radicci e, alla drammaturgia, Mara Venuto con il contributo musicale di Tonino Errico), mette in scena un opera che mostra e merita, sin dall’idea iniziale, un valore precipuo che sottolinea l’appeal letterario e drammaturgico per cui vale la pena andare ad assistere e a goderne.

Alfredo Vasco

«Barba e capelli bianchi, – come esordisce Sandro Marano nell’intervista sopra citata – fluenti, disordinati, sguardo profondo, intenso, gestualità e voce che sanno evocare scene e provocare emozioni, a volte giocoso a volte pensoso, Alfredo Vasco, che fu conquistato giovanissimo al teatro dopo un fortuito incontro col grande Giorgio Albertazzi di cui fu allievo e collaboratore, è una sorta di Ulisside contemporaneo, nell’aspetto e nel pensiero. Attore, regista, autore di testi teatrali e di racconti surreali, è nato “in una landa desolata della Puglia, portando con sé barlumi di Basilicata”. La sua età anagrafica è indefinibile, o meglio, come ci dichiara lui stesso, dipende molto dal suo stato d’animo. Ma sospettiamo che da un pezzo abbia superato il mezzo secolo. Il teatro si fonde e confonde con la sua vita. Sabato 18 e domenica 19 dicembre porta in scena a Bari al teatro Barium uno spettacolo “sulfureo”, dall’indubbia valenza ambientalista: Da l’Inferno di Dante a l’ILVA di Taranto» (Sandro Marano).

Vito Davoli